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mercoledì 19 settembre 2018

QUALCUNO SALVI L'ITALIA DALLE OLIMPIADI.

CSV Lombardia - Enrico Scarpini 

QUALCUNO SALVI L'ITALIA DALLE OLIMPIADI. BARCELLONA 92' -6MLD, ATENE 04' -10MLD, PECHINO 08' -40MLD. NON SI HANNO SOLDI PER LE SCUOLE E SI PENSA ALLE OLIMPIADI ?

Un Paese che non ha i soldi per finanziare le proprie scuole, ma che li spende più che volentieri per un evento sportivo. Talmente succube della politica che non riesce a esprimere una valutazione di merito su tre candidature, senza pensare al colore della giacchetta di chi le sostiene. Talmente campanilista da anteporre le beghe da strapaese a una figuraccia in mondovisione. Talmente privo di memoria che finirà per riprovarci alla prossima occasione. Invano, si spera.

Qualcuno salvi l’Italia da chi vuole organizzare le Olimpiadi

Non ci eravamo ancora ripresi da Roma 2024 che arriva la farsa di Alpi 2026: una storia di tre candidature, che diventano una e che adesso forse diventa lombardo-veneta. Tutto per un evento che nessuno vuole ospitare


Poi forse un giorno ce la spiegheranno gli storici, questa nostra ossessione per organizzare i giochi olimpici, i mondiali e gli europei di calcio, le esposizioni universali. Primo record: tre diverse manifestazioni d’interesse su nove complessive, non riuscendo nemmeno a selezionare un campione nazionale come hanno fatto Turchia, Giappone, Svezia, Austria, Svizzera e Canada. Il motivo? I complessi equilibri politici del Paese, ovviamente, con un governo Lega e Cinque Stelle che avrebbe dovuto scegliere tra una città amministrata dal Pd ma con un presidente di regione leghista (Milano), una candidatura veneta appoggiata dal potente governatore leghista Luca Zaia (Cortina) e una sostenuta da una sindaca Cinque Stelle e presidente di Regione del Pd (Torino). Risultato? La candidatura condivisa Alpi 2026, un concentrato di ecumenismo democristiano partorito dalla mente di Giovanni Malagò, roba che ad Andreotti nemmeno sarebbe nemmeno venuto in mente.

Chiudete gli occhi e immaginatevi il caos logistico, con tre città distanti 545 chilometri, due delle quali in pianura, nel Paese già di suo più disorganizzato del mondo civilizzato. Risultato? Candidatura finita, col sottosegretario Giorgetti che manda a monte tutto a un mese e mezzo dalla presentazione. E con Zaia e Fontana, suoi compagni di partito, che sull’onda dei referendum per l’autonomia rilanciano con le olimpiadi del lombardo-veneto, che il governo ha già annunciato non finanzierà.

Talmente succube della politica che non riesce a esprimere una valutazione di merito su tre candidature, senza pensare al colore della giacchetta di chi le sostiene. Talmente campanilista da anteporre le beghe da strapaese a una figuraccia in mondovisione. Talmente privo di memoria che finirà per riprovarci alla prossima occasione. Invano, si spera.

fonte linkiesta


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