Diretta Spread

mercoledì 28 maggio 2014

Facciamo quel che ci e' possibile e lamentiamoci un po' meno.

Caro amico, gentile amica,

puoi provare a riflettere un momento su quale sia stata l'ultima volta hai fatto qualcosa di buono, compiuto un gesto, portato avanti una miglioria per il tuo tuo caseggiato, il tuo quartiere, aiutato i tuoi amici e conoscenti, un centro sociale o ti sei impegnato in qualche cosa dove le lunghe mani dei rettiliani non potevano arrivare, gli onnipresenti scii kimici non riuscivano ad irrorare le vicinanze ... un contesto troppo periferico perché potesse interessare al gomploddo pluto-giudaico-massonico della Bilderberg e che finora neppure Matteo Renzi o Papa Francesco avessero conquistato con le loro tecniche persuasive?  

Intendiamoci, nella mia sconfinata autostima anche a me piace giocare a fare il segretario Generale dell'ONU ombra ed ogni tanto scrivere sugli amici in Ucraina, in Kosovo o in altre parti del mondo piu' o meno disgraziate e cercare di dar loro una mano.

Pero' mi domando ... invece di fissarci sempre nel risolvere i "grandi temi", come risollevare l'economia mondiale in tre mosse, riformare la Costituzione ed i Trattati Europei, dire la nostra ad ogni occasione sulla legge elettorale, salvo poi ... indignarsi, costernarsi e gettare la spugna con gran dignità (parafrasando Murolo e De André) ... ci impegnassimo di più nelle piccole cose facili da realizzare ad esempio nel proprio quartiere nella propria comunità che possono essere poi messi in atto anche da altri creando in tal modo un circolo virtuoso di buone pratiche spicciole ...

Proviamo quindi a partire dal basso per migliorare concretamente le vite delle persone che ci stanno intorno (ed anche le nostre) invece di voler cambiare a tutti i costi il mondo con un big bang che non porterà da nessuna parte in quanto ci mancano i fondamentali (effettività del potere, controllo del territorio, risorse finanziarie, etc) per poterli mettere in pratica.

Molto buon senso, pragmatismo, un forte senso civico basato sulla concezione dei diritti e dei doveri di Mazziniana memoria ed andremo lontano.

 


martedì 27 maggio 2014

Ukrainian agitations continue, European Union the usual paper tiger.

The main achievement of European Union was to wipe out the idea itself or war in Europe. But we failed with former Yugoslavia and we are failing with Ukraine.

I'm aware that this note won't be liked by lots of friends of mines' in Europe and Italy but if you love somebody you have to show it by always be sincere and not concede to the widespread hypocrisy.

First of all, let me note the too much double standard language and measures have been uttered since the falling of the Iron Curtain.

When Yugoslavia collapsed all the main EU countries raced to recognise the new-born Republics, without asking themselves questions over their sustainability of the minimum requirements for a statehood, e.g. economy, defense, etc.

More recently, the different European political groups have carelessly adjusted their policy on "secession" and on "succession of States" only on the basis of the possible advantages that a new state will bring to their membership, whether we talk Kosovo, Catalunya, Scotland, Moldova or Ukraine.

The same leading EU politicians have also too often misused the tensions accumulating in the "periphery" for short term personal advantages, for example rushing to be the first on the spotlight of Maidan on the eve of the start of the EU electoral campaign instead of sitting with the contenders and trying to find a peaceful and mutually "honorable" solution, taking into account the susceptibility of the "Russian Bear".

Please note that:
  • I have some sympathy for the majority of the protesters of the early Kyev revolt of winter 2013-2014, of which some young enthusiasts I know personally and I can swear they are as clear as a spring water; 
  • I'm not saying the we should sell a bootlegger such as Yanukovych as a devoted statesman, certainly not Putin as a sincere democrat (and not of course a disqualified Timoshenko as a viable solution for the post-revolution), 

But at the same time:
  • it was visible since the beginning that a corrupted government was poised to be replaced by another illiberal and corrupted political elites (and violent, as well showed by the recent events)
  • we also have to take into consideration the ratio between means and goals. The sanctions and the threats towards Russia heavily pushed by the majority of the governments and European institutions are simply laughable. Russia is heavily involved in tightening its relation with China and the barking coming from Brussels are perceived in Moscow no more than a slightly annoying background noise. 

And, btw, in case of military action, who would go at war for Ukraine? Nobody, I can tell you. So, better not to promise what you cannot maintain, otherwise the only victims would be those enthusiasts who took arm in the past hoping that the Big Powers will come and aide them, like the insurgents of the Warsaw ghetto during WWII, just to discover nobody would move not to jeopardise subtle and delicate geopolitical checks and balances.

Of course, EU has only a partial responsibility in all that mass, being the other main contributor the usual interference of foreign global and regional powers (i.e. USA and Russia) for the sake of their power play heritage of the cold war, which only made the situation getting worse.

And the deaths are in the meantime piling up, while a definitive peaceful solution is only a little more than a wishful thinking.

lunedì 26 maggio 2014

IL'' REGIME PROTETTO'' E IL CAMBIO BANDIERA DELLE AZIENDE ITALIANE

La "crisi" parte dall'apertura del mercato comunitario interno ... parte della media e grande industria italiana (parte, non tutta e certamente non la piccola impresa) aveva vissuto fino ad allora in regime "protetto", in situazioni di monopolio o oligopolio, non avendo quindi nel suo DNA la capacita' di investire e rinnovarsi per competere sui mercati internazionali, entrandovi solo quando le spalle coperte in patria permettevano avventure industriali esotiche.

Questa debolezza culturale e strutturale, unita ad un contesto politico, istituzionale normativo ed, ancora, culturale diffidente quando non contrario alla libera impresa ed alla libera iniziativa privata ha fatto si che subentrasse stanchezza e crisi di identità ed idee, con conseguente cessione ed incasso del malloppo da parte soprattutto nelle nuove generazioni che avevano esaurito la spinta e la motivazione dei fondatori e dei prosecutori delle industrie di cui sopra.
 
 
 
 

sabato 17 maggio 2014

Cosa c'e' dietro il fallimento della lista "Scelta Europea"?

Col senno di poi sono tutti bravi a fare i profeti ... beh, per questo scriviamo questo pezzo prima delle elezioni, per non essere poi accusati di fare dello sciacallaggio sulle spoglie di un flop politico elettorale atteso quanto inevitabile.

Più che di "Scelta Europa" si potrebbe parlare di "scelta cinica" (se questo pastiche non fosse già abusato), visto che la lista e' stata costruita più con un occhio volto a massimizzare il consenso a tutti i costi che non a salvaguardare lo spirito che avrebbe dovuto rappresentare e che a parole proclama,  vale a dire quello di un liberalismo europeo che coniuga armoniosamente libertà individuali ed economiche con diritti civili e solidarietà.

Analizziamo quindi alcuni fatti

1. Il cartello elettorale prevede elementi fra di loro incompatibili, vale a dire:
  • L'autoritarismo al servizio dei monopoli e dei potentati finanziari di cui la massima espressione in Italia fu il governo Monti, di cui Scelta Civica è l'erede spirituale, che non ha brillato certamente per i risultati raggiunti.
  • L'arrogante fondamentalismo liberista con venature anti-UE di Boldrin e soci del "Fare", che si sono ritrovati il difficile compito di far scendere nell'oblio il sarto degli improbabili abiti di un giornalista dagli oscuri trascorsi accademici;
  • La palude non meglio identificabile riconducibile a Centro Democratico, già essa una entità artificiosamente costruita a tavolino per raccogliere i tabacciani con alcuni orfani dell'IDV, il cui unico punto di contatto sembra essere la natura neodemocristiana, se non nell'ideologia quanto meno nella prassi.
2. La natura "liberale" del progetto e' fortemente ambigua e non ha fatto breccia nel potenziale bacino elettorale.

  • Il solo collante era rappresentato dalla sponsorizzazione da parte del candidato ALDE alla presidenza della Commissione, presidente del gruppo parlamentare al Parlamento Europeo.
  • I partiti membri del partito ALDE (IDV e Radicali) non hanno aderito al progetto per diverse ragioni. In realtà, questa rinuncia era obbligata: se avessero aderito sarebbe rimasta fuori Scelta Civica, quindi le condizioni poste per la partecipazione sono state poste in maniera obbiettivamente inaccettabile (forte impegno finanziario, diritto di veto sui candidati di IDV nele liste).
  • Né Scelta Civica, né Fare, né CCD hanno mai formalmente presentato domanda formale per diventare membri effettivi di ALDE come IDV (presente sin dal 2000) e neppure come osservatore (status attualmente goduto dai Radicali). Perché non lo hanno fatto in tempi non sospetti se questo spirito liberale correva nelle loro vene? E, soprattutto, perché non lo hanno fatto ora che hanno scelto di costituire Scelta Europea? Forse perché dopo le elezioni tutto tornerà come prima? Il sospetto è legittimo.

3. Conflitti di interessi evidenti dei protagonisti del negoziato. 
  • Alcuni dei tessitori chiave dei rapporti avevano evidenti interessi a salvaguardare proprie posizioni professionali presenti e future nel gruppo parlamentare dell'ALDE, quindi tutto e' stato posto in essere al solo scopo di mostrare a Verhofstadt una realtà diversa da quella che in realtà si stava delineando, soddisfacendone in tal modo le ambizioni, salvo poi recriminare sul tradimento o sulla mancanza di impegno delle forze coinvolte in caso di insuccesso.
  • Una posizione ambigua da parte del Partito ALDE e del suo presidente Watson, preoccupato sopratutto di salvaguardare gli equilibri di potere con gli altri pezzi da 90 del partito e del gruppo parlamentare (Verhofstadt, Olli Rehn e lui medesimo) nonché la pace ed il quieto vivere domestico.
 

Cosa si sarebbe potuto fare altrimenti?

Probabilmente  nulla, i numeri sono numeri ed in una situazione come quella italiana mettere d'accordo decine di soggetti individuali e collettivi che hanno conti aperti da regolare anche sul piano personale, invidie covate per anni e rancori più o meno evidenti non era facile. Probabilmente una gestione più trasparente e collegiale, una cabina di regia affidata a persone realmente "devote" all'obbiettivo finale e non preoccupate solo dal dover compiacere a tutti i costi i "big boys" dell'operazione per eccesso di zelo o semplice ingenuità o, molto peggio, logorate dal pensiero di dover mettere insieme il pranzo con la cena dopo le elezioni quando avrebbero perso seggio e/o lavoro avrebbe comunque giovato a stabilire una atmosfera positiva ed una certa fiducia reciproca (e non che queste cose non fossero già state ripetute a più riprese a chi di competenza quando ancora si era in tempo).

Ma quello che ha rovinato il tutto, ci tengo a sottolinearlo, e' stato il silenzio colpevole di chi sapeva ed avrebbe potuto correggere la situazione. Gente che non ha neppure reagito quando queste incongruenze sono state espresse in assemblee pubbliche (es. il rally elettorale ALDE del 2 Febbraio a Bruxelles) o in consessi ove hanno partecipato gli "addetti ai lavori" (es. il Consiglio ALDE di Londra nel novembre 2013 e di Vienna nell'Aprile 2014). 

Purtroppo ancora una volta la politica partitica si è rivelato il trionfo dell'ipocrisia elevata a sistema di governo delle relazioni sociali e personali. Di tutto ciò probabilmente occorrerà tenere conto dopo le elezioni allo scopo di ridefinire i rapporti ed il futuro impegno politico.