Diretta Spread

giovedì 26 novembre 2015

La Francia rischia di innescare una pericolosa parabola liberticida.

Quando il rimedio potrebbe alla fine esacerbare il male che si pretenderebbe di combattere. 

Dopo decenni di noncuranza e di considerazione del tema "dell'ordine" in termini puramente strumentali, presi fra demagogie ed opportunismo di diverso colore politico, ora si cerca di correre tardivamente ai ripari buttando a mare il bambino con l'acqua sporca. 
Spiace che ad "aprire le danze" sia proprio la Francia, quella che si proclama come la patria dei diritti dell'uomo e del cittadino (26 Agosto 1789) ma anche troppo spesso cedendo a tentazioni reazionarie ed isteriche (bonapartismo, boulangismo, affare Dreyfus, pied-noirs, etc). 

Ora, proprio da un governo sedicente socialista, arriva la doccia fredda della comunicazione al Consiglio d'Europa che la Francia potrebbe, in virtù dello Stato d'Emergenza emanato all'indomani degli attentati di Parigi, " derogare alla convenzione europei dei diritti dell'uomo". 

Ciò non e' accettabile ... la nostra cultura, la nostra differenza, quello che ci distingue da fenomeni come quello del fondamentalismo religioso o politico che abbiamo costruito dopo la fine della II GM e' proprio quello di affrontare le emergenze nel rispetto di questi principi. 

E' per difendere questi principi che siamo disposti, come cittadini, ai sacrifici necessari e non per accompagnare una "discesa agli inferi", una comoda scorciatoia che consenta ai governi inefficaci nel migliore dei casi, quando non conniventi, di recuperare per vie brevi quello che non sono riusciti o non hanno voluto fare nei decenni passati.


Partecipa alla discussione nel gruppo di CSV!



lunedì 23 novembre 2015

Richiesta di Convocazione immediata del Consiglio Supremo di Difesa sulla questione Libia



CSV ha promosso la seguente petizione, che si può firmare a questo link

All'attenzione di:

Presidente della Repubblica
Presidente del Consiglio dei Ministri
Ministro della Difesa
Ministro degli Esteri
Ministro dell'Interno
ministero dell'economia
Capo di Stato Maggiore della Difesa
Direttore dell'AISI
Direttore dell'AISE
Presidente del COPASIR


Visto e considerato che

  • L'evoluzione della sicurezza interna dei paesi europei, alla luce dei recenti attentati di Parigi;
  • L'allargamento del conflitto in Siria ed Iraq con l'intervento di potenze terze (Russia, Francia, USA, Turchia, Iran) nella regione;
  • Il perpetuarsi della situazione di anarchia e guerra civile in Libia, unita al flusso di profughi e migranti nella regione ed all'assenza di azioni risolute per affrontare il tema;
  • Lo spostamento dell'attenzione di governi ed opinione pubblica dalle rotte marine a quelle terrestri per quanto riguarda il fenomeno migratorio;
hanno drammaticamente mutato il quadro presentato all'ultimo Consiglio Supremo del 21 ottobre u.s.,

URGE

La riconvocazione straordinaria dello stesso Consiglio come previsto dalle vigente disciplina in materia (Decreto Legislativo del 15 marzo 2010, n. 66, in primis), con all'ordine del giorno le misure urgenti, a livello nazionale e di concerto con gli altri partners (comunitari, NATO ed ONU), relative alla situazione militare in Libia, in particolar modo i suoi riflessi sulla sicurezza interna.


giovedì 19 novembre 2015

SICUREZZA E TERRORISMO: quando non vuoi risolvere un problema, crea un comitato!

Sull'onda dell'emozione degli attentati di Parigi e preso atto:

  • del rimpallo di responsabilità fra i vari stati europei in merito a chi avesse dovuto fare cosa; 
  • delle difficoltà di coordinamento dei servizi di sicurezza di paesi limitrofi come Belgio e Francia;


da più parti si invocano soluzioni più o meno immaginifiche ... in questo contesto con ha perso occasione per dire la sua anche il leader dei liberali europei al Parlamento Europeo che propone, nientepopodimeno, la creazione di una ENNESIMA agenzia europea di "intelligence"! 

Certo, sarebbe una ottima idea se non fosse che:


  • la UE non ha alcuna competenza ultimativa in materia di sicurezza nazionale;
  • si verrebbe a creare un ennesimo carrozzone amministrativo-burocratico che costituirebbe un ulteriore livello di responsabilità senza al contempo portare ad alcuna semplificazione del processo decisionale nazionale 
  • si terrebbero impegnate energie preziose quando l'emergenza e' da affrontare qui ed adesso


Insomma, a quanto pare uno dei principi cardine del liberalismo europeo, quello secondo il quale non si crea alcuna nuova istituzione senza una semplificazione dell'esistente sembra disattesa in nome di una enunciazione politica inconcludente di facciata ed a beneficio dell'elettorato spaventato. Stessi discorsi vuoti e puro e semplice esercizio di moltiplicazione delle poltrone di quando si parla di esercito europeo o si istituisce la figura dell'Alto Rappresentante senza aver ancora una politica estera comune!

Che la politica si dia piuttosto da fare nello stimolare gli stati membri a cooperare presto e bene ed a far funzionare a pieno regime le agenzie già esistenti come EUROPOL e, ultimo ma non meno importate, ad imprimere una vera svolta federalista per quanto riguarda il medio-lungo termine ... certe questioni vanno discusse e risolte in Consiglio non sui media!



martedì 10 novembre 2015

Europa a due velocità ... perche' no?

In questi giorni si assiste ad una levata di scudi rispetto alla proposta di David Cameron che qualcuno qualifica di "Europa a doppia velocità". 
In questo senso, apprezzabile e' invece l'apertura del governo italiano (pur non mettendo la mano sul fuoco rispetto al fatto che ne abbiano capito le implicazioni e che arrivino fino in fondo).

Al di la' della scarsa fiducia nelle intenzioni del governo inglese, riteniamo che il rifiuto da parte di buona parte degli autoproclamatisi europeisti duri e puri di discutere di questa possibilità e di considerarla come un tabù ha di fatto causato uno stop ad ogni sforzo di creare una integrazione rafforzata di stampo federalista da parte degli stati membri più volenterosi ed aperti su questo tema.

Insomma, siamo possibilisti sulla questione "Europa a due velocità", probabilmente per ragioni opposte a quelle di Cameron, ma alla fine questa potrebbe essere l'agognata soluzione "win-win" per rilanciare il progetto europeo.

Partecipa al dibattito nel forum di CSV.


lunedì 9 novembre 2015

Elezioni in Croazia: situazione di stallo, il nuovo partito "Most" ago della bilancia

Le prime elezioni parlamentari dopo l'adesione del paese balcanico alla UE si sono svolte nella giornata di ieri, 8 Novembre 2015.

I temi fondamentali della campagna elettorale, avvelenata anche da una intempestiva e controversa riforma della legge elettorale che e' stata in larga parte cassata dalla Corte Costituzionale, sono stati quelli della crisi economica che ha colpito il paese e dalla più recente (in corso) crisi dei rifugiati, situazione che sono apparse non efficacemente gestite dalla coalizione "lib-lab" (socialdemocratici di SDP + liberali di HNS ed altri minori) al potere dalle elezioni del 2011.

In questa situazione appare che l'elettorato sia stato catturato dal discorso "nazionalistico" tradizionale, portato avanti dalla "coalizione patriottica" di HDZ (a suo tempo travolta dagli scandali dell'entourage di Sanader e dalla volontà dell'elettorato di andare oltre la retorica nazionalista dei tempi ormai lontani di Tudman, ma l'elettorato ha evidentemente debole memoria) ed anche dalle prospettive offerte da una formazione nuova e dalla leadership giovane e dinamica come quella del "Ponte delle Liste Indipendenti" (Most), che si e' evoluta dalla sua base regionale dalmata ed ha impostato la sua piattaforma sulla riduzione della spesa e sul governo minimo. 

Ciò non si è comunque tradotto in un "crollo" della coalizione al governo, come qualcuno aveva troppo frettolosamente sancito al momento degli exit polls di questa notte. La situazione al momento, con praticamente tutte le schede scrutinate, è la seguente:


Il parlamento croato (Sabor) e' formato da 151 membri e la maggioranza necessaria e' quindi di di 76.

Alla luce di questi risultati, appare evidente la situazione di stallo e come sia molto difficile trovare una maggioranza stabile, coesa e ben definita per portare avanti con convinzione l'azione di governo necessaria per agire con autorevolezza sulle riforme economiche e politiche necessarie per gestire il difficile momento del paese.

L'assemblea democratica istriana (IDS) ed i suoi alleati appoggeranno certamente una nuova coalizione con i socialdemocratici ed i liberali, mentre il nuovo partito Most risulta il vero ago della bilancia, il "King Maker" ma per il suo conservatorismo fiscale ed il suo liberalismo politico-economico troverà certamente difficile accordarsi con entrambi gli schieramenti senza rinunciare ad una parte delle sue rivendicazioni o che il candidato "senior" della possibile coalizione le faccia proprie, pur avendo disperato bisogno dei suoi voti.

In questa situazione, il giovanissimo leader di Most (classe 1979), il sindaco di Metković, Božo Petrov, potrebbe voler andare a nuove elezioni e capitalizzare l'evidente impasse nel quale si trova il sistema politico croato, aumentando ulteriormente il proprio potere negoziale.

Dal punto di vista italiano ed europeo, maggiormente dura  l'incertezza e peggio sarà, vista la delicata situazione dell'area balcanica.

giovedì 5 novembre 2015

Lo scandalo VolksWagen travolge i risparmiatori


Il recente scandalo VolksWagen e' un caso da manuale di quello che si dice in gergo "crony capitalism" e truffa allo stato puro. 

Crony capitalism in quanto al lassismo e la compiacenza dei controlli in campo di omologazione, ridotti ad un controllo formale dei dati dichiarati dal costruttore "di chiara fama" si e' unita anche la menzogna truffaldina del microchip "anti collaudo".

Le conseguenze, oltre al danno di immagine per la casa e le prospettive nere per i lavoratori e le incertezze degli acquirenti dei modelli incriminati, che sono stati richiamati dalla casa per modifiche tecniche ed avranno il proprio bonus "ecologico" decurtato ( questioni di cui abbiamo dato largamente conto in precedenza) toccano ora direttamente tutti i detentori dei titoli della casa madre nel proprio portfolio azionario. 

In prospettiva, la grande maggioranza dei cittadini, visto che investitori istituzionali come i fondi pensione consideravano i titoli del colosso VAG (VolksWagen Audi Group) una "blue chip", un titolo sicuro.

Titolo che in questi giorni e' stato nuovamente declassato dopo la notizia che le emissioni truccate sarebbero anche quelle dei motori a benzina.

Il grafico sottostante riporta gli andamenti azionari di Porsche e VAG dell'ultimo anno ... un vero e proprio tracollo, iniziato nel mese di Aprile in sordina (qualcuno sapeva ed ha disinvestito?) e precipitato recentemente.

Una decisa azione dei risparmiatori ed investitori interessati presso le autorità di vigilanza per avere chiarezza e' quantomeno consigliabile. 

Invitiamo gli amici di CSV ad una riflessione sul tema nel nostro gruppo di discussione in modo da definire possibili azioni.


lunedì 2 novembre 2015

Come ha fatto Erdogan a recuperare almeno il 5% dei consensi in pochi mesi?



Dato per spacciato, il sultano è ancora vivo e vegeto. I risultati della mattina confermano quelli della notte ed assegnano la maggioranza assoluta al AKP.

Rimane la "vexata quaestio" sul come abbia fatto Erdogan a risalire nei consensi, dopo il ridimensionamento di qualche mese or sono.

Senza addentrarci in teorie "esotiche" e difficili da dimostrare, a nostro avviso l'elemento chiave risiede nell'aggravamento della situazione interna ed internazionale sul piano della sicurezza.

  • Il susseguirsi di drammatici fatti di sangue (in primis il sanguinoso attentato dell'undici ottobre alla manifestazione pacifista di Ankara);
  • La recrudescenza degli scontri con i Curdi;
  • La pressione dei milioni di profughi e rifugiati che sono assistiti nei campi in Turchia o semplicemente la attraversano per raggiungere i Balcani via terra o via mare;
  • Il controverso rapporto con l'ISIS;
sono tutti elementi che hanno contribuito alla polarizzazione della situazione politica ed a far convergere verso il voto popolare verso il leader percepito come l'uomo forte, una personalità autorevole (ed autoritaria) che nella percezione dell'elettore medio è la più adatta a traghettare il paese fuori dalle acque increspate nelle quali si trova.


Ora, quello che ci si può attendere è certamente una ulteriore radicalizzazione del discorso e dell'azione politica di Erdogan (nonostante a quanto pare non abbia comunque i numeri per procedere ad una riforma costituzionale monocolore). Il nuovo canale diretto con l'Europa (l'accordo di pochi giorni fa che potremmo riassumere "profughi contro soldi") potrebbe allentare la pressione sul governo di Ankara in temi di diritti umani e spingere quindi la ricerca di una "soluzione finale" al problema curdo e ridurre al silenzio le opposizioni.

Appare quindi  chiaro all'occhio dell'osservatore esterno che le acque increspate sono ben lungi dal quietarsi e nuove nubi minacciose si affacciano all'orizzonte.

Per ulteriori letture sul tema si rimanda a: