Diretta Spread

venerdì 24 giugno 2016

REGNO UNITO, ANNO ZERO. RIFLESSIONI "A CALDO" NEL DOPO-BREXIT

- di Massimo Bernacconi -

Mesi fa, all'indomani dell'indizione del referendum sull'uscita del Regno Unito dalla UE, avevamo chiaramente espresso una politica di "non intervento" negli affari interni britannici, ed io personalmente avevo nettamente escluso la possibilità di una uscita. 

Mi sbagliavo.
  • Avevo considerato l'elettore medio suddito di Sua Maestà Britannica come un "essere razionale", che comprendesse che la posizione della "perfida Albione" nell'Unione fosse la più "comoda" possibile (fuori da Schengen, fuori dall'Euro, con una lista di "opt outs" nei trattati o nei regolamenti che sarebbe più semplice elencare quali si applicassero ad essa);
  • Avevo considerato che l'allarme della piazza finanziaria e del mondo imprenditoriale in genere avrebbe prodotto un campanello d'allarme rispetto ai rischi di una uscita dal mercato comune;
  • Avevo considerato che Cameron, dopo aver dato seguito alle sue promesse pre-elettorali e giocato la carta di "scavalcare a destra" gli euroscettici concedendo il referendum salvo fare campagna per il "Remain", avrebbe convinto l'elettorato "d'ordine";
  • Avevo sopravvalutato il successo ottenuto da Cameron nel compromesso con Bruxelles, che era il meglio che avrebbe potuto ottenere ed il massimo che gli altri stati membri potevano concedere senza intaccare i fondamentali dell'Unione.
Mi sbagliavo. O, almeno, avevo interpretato che il pensiero "dominante" nel paese fosse quello della città di Londra o della Scozia, dove il "Remain" ha prevalso.

Ora, che succederà nei prossimi mesi, quale sarà l'impatto del voto e gli scenari politici interni ed internazionali?

  1. Cameron ha perduto la sua scommessa, esce indebolito e potrebbe dimettersi, nonostante i "giovani turchi" Boris Johnson e Michael Gove lo abbiano invitato a restare (certo, nessuno vorrebbe ora essere al suo posto, visto che bisognerà gestire la transizione);
  2. Il voto ha dimostrato l'irrilevanza politica di Laburisti e LibDems, che hanno fatto una campagna per il "Remain" nel primo caso poco convinta, nel secondo caso poco convincente;
  3. La Scozia, che ha votato massicciamente per il "remain", molto probabilmente riproporrà i suoi propositi secessionisti ed applicare per l'accessione alla UE, come ha ribadito il primo ministro scozzese Nicola Sturgeon;
  4. L'uscita condurrà alla fine politica di Farage e del suo movimento, non avendo ora più alcuna ragione di esistere e perdendo in tal modo il diritto di tribuna a Bruxelles;
  5. I movimenti euroscettici, eurofobici negli altri paesi UE ne usciranno rafforzati e si potrebbe verificare un effetto domino, cominciando da Danimarca e paesi scandinavi, dalle conseguenze imprevedibili;
  6. Il bilancio della UE diminuirà di una porzione importante. UK e' il secondo contribuente netto (differenza fra soldi versati e soldi ricevuti) dopo la Germania, con circa 11% del totale. E sarebbe ben più alta se nel 1984 Bruxelles non avesse già concesso un sostanzioso ribasso annuale al governo di M. Thatcher, dimostratasi all'epoca ben più responsabile di Cameron, avendo incassato un successo senza andarsi ad impelagare in referendum dall'esito incerto.  Nel 2015 ha versato alle casse comuni un contributo netto di circa 8.5 miliardi di Sterline), con conseguenze importanti sul finanziamento di progetti e del funzionamento dell'amministrazione comunitaria. 

Si prospetta un futuro non semplice per il Primo Ministro britannico (Cameron o chi lo sostituirà), per i suoi omologhi dei paesi (ancora) membri dell'Unione, per i funzionari della Commissione e delle agenzie comunitarie, per il personale comunitario di passaporto britannico. La transizione si annuncia lunga, complessa e per alcuni certamente dolorosa. Sul fronte interno, l'impatto sulla sterlina e la reazione della "city" pongono pesanti interrogativi sull'immediato futuro.

Per chiudere con una speranza positiva ... dal 1973 UK ha avuto la tendenza a considerare l'Unione come la carta di un ristorante ... si sceglie ciò che ci fa comodo e si tralascia il resto ... hanno potuto fare più o meno come loro pareva dentro la UE ed ora continueranno a farlo fuori dalla UE. L'uscita ha fatto cadere un tabù: chi non e' contento se ne può uscire ... l'allargamento abnorme e mal gestito, che ha contribuito alla paralisi delle istituzioni ed alla mancanza completa di visione strategica, non e' senza ritorno.

Si potrebbe quindi sperare che chi ha voglia di andarsene, lo faccia, e si possa finalmente cercare di ricominciare in pace con chi invece abbia voglia di stare insieme e consapevolezza che senza una decisa svolta federalista il progetto europeo sarà morto e sepolto prima di quanto si potesse immaginare qualche anno fa. 



mercoledì 22 giugno 2016

PER UN SUPERAMENTO DELLE CATEGORIE INTERPRETATIVE TRADIZIONALI

(Ri)diciamolo alla luce dei risultati elettorali di questi giorni e dell'evoluzione politica in atto in Europa ... dobbiamo finirla con questa storia di destra e sinistra, categorie politiche assolutamente inadeguate a descrivere il presente e che vanno quindi consegnate alla storia delle idee.

Certo, facile a dirsi ma non a farsi ...
  • conservatori vs progressisti?
  • statalisti vs libertari?
  • individualisti vs collettivisti?
... e via dicendo. Tutte tassonomie insufficienti, parziali, fuorvianti: senza un approccio multidimensionale al tema altrimenti non ne usciamo; le fratture sono troppo complessi e si sviluppano trasversalmente.

Ci mancano il vocabolario e la sintassi specifica; non abbiamo quello che alla borghesia apporto' l'illuminismo o al proletariato il marxismo: la crisi di visione e di rappresentatività che stiamo vivendo risultato e' il risultato di una crisi di identità (o viceversa?).

Alla gente occorre fornire chiavi interpretative immediate, bandiere e simboli immediatamente riconoscibili, chiari, eleganti ed onnicomprensivi: se non le troviamo, saremo sempre relegati a ragionare nei termini della distribuzione dei posti in un'assemblea transalpina di oltre due secoli fa.
 
Partecipa alla nostra discussione sul nostro gruppo FaceBook!
 
 

venerdì 3 giugno 2016

MERCATO AGRICOLO: I TERMINI DI UNA EQUAZIONE COMPLESSA

La discussione che si e' infiammata in questi giorni rispetto alla "denuncia" dell'imprenditrice agricola Franca Marabini a "Candidati Senza Voce", che abbiamo rilanciato e che sta raccogliendo l'interesse di centinaia di migliaia di italiani sulla piattaforma FaceBook (679 mila "hits" nel momento in cui scriviamo) ha riacceso prepotentemente il dibattito sull'agricoltura, la "cenerentola" dei settori economici dopo la rivoluzione industriale e l'esplosione del terziario.

La questione e' evidente e sotto gli occhi di tutti:
"COME PRODURRE CIBO DI QUALITÀ NELLE QUANTITÀ NECESSARIE ED AL GIUSTO PREZZO PER PRODUTTORE E CONSUMATORE?"

I termini della questione sono molteplici, complessi ed interrelati. Non esistono soluzioni "semplici", dove basti "abbattere un nemico" e trovare la formula magica che rimetta il sistema in equilibrio stabile.
Abbiamo cercato quindi di condensare alcuni degli elementi fondamentali in questo grafico, sul quale vi invitiamo a riflettere ed a farci avere le vostre opinioni nel nostro gruppo FaceBook.

L'ODISSEA DEL "MINISTERO DELL'AGRICOLTURA"

Ci risiamo. Puntualmente, quando la situazione si fa complessa, si decide di fare una brusca virata per segnare un cambiamento ma a forza di accostate si "perde" la bussola non si capisce più in che direzione si stia andando.

In questi giorni ci stiamo occupando diffusamente dell'agroalimentare e degli sprechi ed assurdità che contraddistinguono questo settore economico fondamentale.

Dal punto di visto istituzionale, uno degli esempi più eclatanti dell'isterica non-gestione del problema e' quella del "ministero dell'agricoltura", nelle sue varie denominazioni che si sono susseguite.

Ricapitoliamo per sommi capi: le competenze del ministero furono progressivamente svuotate di competenze da un lato dalla devoluzione alle regioni e dall'altro all'Unione Europa, in ragione del quale esso fu abrogato da un referendum nel 1993.

- INIZIO CITAZIONE WIKIPEDIA -

Da allora, il ministro dell'agricoltura e delle foreste è stato più volte ridenominato:
  • Ministero per il coordinamento delle politiche agricole, alimentari e forestali (dal 5 agosto 1993);
  • Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali (dal 5 3. dicembre 1993, ex legge 491/1993, recante Riordinamento delle competenze regionali e statali in materia agricola e forestale, durante il Governo Ciampi);
  • Ministero delle politiche agricole (dal 5 giugno 1997, ex d.lgs. 143/1997);
  • Ministero delle politiche agricole e forestali (dal 14 settembre 1999, ex d.lgs. 300/1999, cosiddetta "riforma Bassanini");
  • Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (dal 17 maggio 2006, con il Governo Prodi II);
  • Ministero delle politiche agricole e forestali (dall'8 maggio 2008);
  •  Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (dal 16 maggio 2008).

- FINE CITAZIONE WIKIPEDIA -
  • nel gennaio di quest'anno il PdCM Renzi annunciava che il dicastero sarebbe stato trasformato in "ministero dell'Agroalimentare" ed aumentare in qualche anno l'export dagli (allora) 36 miliardi di Euro a 50 anche grazie a crediti di Intesa-San Paolo per 6 miliardi (vedasi link);
  • Lasciando perdere le questioni relative al rispetto del risultato del referendum del 2003, rileviamo che a tutt'oggi il nome ufficiale del ministero e' ancora quello del 2008, "Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali" e non si capisce bene quale sia la rivoluzione copernicana introdotta ed il risultato, visto che le importazioni sono cresciute del doppio rispetto alle esportazioni con un disavanzo commerciale nel settore che ha raggiunto oltre 1 miliardo e mezzo di Euro nei primi tre mesi dell'anno in corso (vedasi allegata tabella ISTAT).
Partecipa al dibattito nel gruppo FB di CSV!

MERCATO AGRICOLO - DEMATERIALIZZAZIONE DEI REGISTRI

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

"Sono un produttore di vino.
Cosa ne pensate della dematerializzazione dei registri del vino : una grandissima sciagura per noi già oberati dalla burocrazia a chi giova, mi chiedo?!

Un ennesimo balzello che graverà soprattutto sulle aziende medie e non farà altro che metterle ancora di più fuori mercato.

La difficoltà maggiore sarà nella vinificazione con una serie di registrazioni impossibili per chi conosce la materia . Non mi risulta che Francia e Germania abbiano accolto queste fantomatiche indicazioni della comunità europea.

Le grosse criticità le ha rilevate un funzionario del MAF Bologna consigliandoci di fare in modo di eliminare questa assurda legge!
"

- RISPOSTA CSV -

Salve, la questione al solito si presta a mille sfaccettature. Vi sono evidentemente dei pro e dei contro che vanno analizzati in base ai singoli settori interessati ed alla situazione individuale delle imprese oggetto della c.d. "dematerializzazione", che sta diventando il mantra dell'era digitale.

Ora, non siamo specialisti del settore vinicolo quindi possiamo darle solo un parere di carattere generale. La normativa europea non pone, a nostra conoscenza, alcun vincolo cogente in merito, quindi il "ce lo chiede l'Europa" appare alquanto strumentale.

Vero e', invece, che molti stati europei si stanno muovendo in tal senso. La Francia ha iniziato, ad esempio, la dematerializzazione del registro bovini dopo una sperimentazione durata dal 2013 al 2014. Ora, volendo, si potrebbe fare una analisi puntuale "SWOT" (punti di forza, di debolezza, opportunità e pericoli) della c.d. dematerializzazione ma allo stato attuale quello che riteniamo e' che occorra prenderne atto, eventualmente chiedere proroghe, ma prepararsi per tempo prima che accada, perché e' solo una questione di tempo, piaccia o meno. In questo senso, le associazioni di categoria hanno un ruolo fondamentale: possono rivelarsi utili per la transizione ma allo stesso tempo ingabbiare le imprese ed i singoli nel loro monopolio per i servizi associati, cosa che ormai accade con quasi tutto quello che ruota attorno all'agricoltura.

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Segui il dibattito sul tema nel gruppo di Candidati Senza Voce.