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domenica 20 maggio 2018

SVUOTARE IL MARE CON UN CUCCHIAINO: IL CASO WHIRLPOOL

CSV- OCCUPAZIONE

La propaganda governativa ci ha riempito la testa negli ultimi anni con alcuni tentativi più o meno riusciti di risolvere alcune delicate questioni di aziende come Embraco (in realtà fossilizzandosi spesso su battaglie di retroguardia e quasi tutte ancora senza una conclusione chiara e duratura), ma in realtà la deindustrializzazione interessa tantissime realtà diffuse a macchia di leopardo (anche in ex isole felici) che ormai non fanno più notizia , ad esempio il caso della Whirlpool nelle Marche.

Quindi, le battaglie mediatiche su cui si concentra la comunicazione politica degli apprendisti stregoni e' solo la punta dell'iceberg di un disagio profondo.

In questo senso, l'attuale situazione di incertezza sul prossimo governo ed i suoi obiettivi non aiuta di certo ... gli industriali e gli investitori stanno alla finestra ... certo non e' il panico che alcuni descrivono, ma il "gelo" nelle decisioni chiave potranno avere effetti nefasti se la politica non sara' in grado di mostrare un volto migliore di quello che si e' profilato in questi ultimi anni e soprattutto negli ultimi mesi dopo le elezioni.



«L’azienda ha presentato un nuovo piano industriale per gli anni 2019/2021 e ha illustrato la situazione nei vari stabilimenti italiani del gruppo in relazione agli investimenti realizzati, ai volumi previsti e ai conseguenti livelli occupazionali. Per Whirlpool, a causa delle difficoltà di mercato, oggi nel gruppo permane una situazione difficile di volumi produttivi per tutti gli stabilimenti. Una difficoltà che interessa anche i centri direzionali del gruppo a causa dei ritardi nella integrazione tra Indesit e Whirlpool in Emea e che non ha permesso di completare il percorso condiviso con il piano Industriale 2015/2018. Questo determina un esubero di 800 persone – in tutti gli stabilimenti e nei centri direzionali- e il ricorso agli ammortizzatori sociali – cassa integrazione e solidarietà – che scadranno il prossimo 31 dicembre 2018», si legge nella nota diffusa dalla Fiom nazionale e condivisa a livello territoriale.

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