Commentatori più disincantati e cinici (tra i quali mi piace annoverare il sottoscritto) osservavano all'indomani dell'insediamento del cosiddetto governo tecnico di Mario Monti che il non aver mandato il paese alle urne avrebbe avuto due effetti:
1. da un lato si sarebbe potuto mettere immediatamente un pannicello caldo che avrebbe salvato la situazione finanziaria o almeno, rimandato l'inevitabile disastro
2. dall'altro, si offriva su un piatto d'argento ai responsabili dello sfacelo italiano (Berlusconi in primis ma gli "altri" certamente corresponsabili, si vedano i bilanci regionali al limite della bancarotta o la recente vicenda MPS) l'alibi per dire "ma io che c'entro, tutta colpa del governo tecnico, all'epoca i treni volavano, i ristoranti erano pieni e le donne erano di facili costumi".
Ecco, il "worst case scenario" si sta verificando:
- Il governo che doveva essere tecnico, in realtà non lo era, con il risultato di non aver realizzato le riforme strutturali e culturali necessarie per fermare il declino (mi scuso se cito Giannino ma magari in campagna elettorale gli fa pure piacere)
- La campagna elettorale ha risvegliato i più beceri istinti ed il linguaggio politico e' ripiombato nel triviale, a chi la spara più grossa (es. restituiremo l'IMU) o chi fa la voce più grossa (es. li sbraniamo). I contenuti? Chi se ne frega, tanto gli italiani votano con la panza pensando al pranzo e per la cena ... si vedrà.
Non volendo scadere nel facile qualunquismo, preciso che mi riferisco ai tre "poli" che si contendono il primato: i Montiani, i seguaci del redivivo ed immarcescibile saltimbanco di Arcore ed il PD. Sugli altri non mi pronuncio, facendo leva costoro sul populismo più sfegatato dei grillini, sul rispolverato giustizialismo (mai fuori stagione, per la verità) in salsa comunista (questa invece un po' stantia) dell'area che fa ora capo ufficialmente ad Ingroia, sull'apprezzabile (dal mio punto di vista) ma velleitario tentativo di rinascita culturale perseguito da Giannino.
Se la scorsa legislatura aveva venature tragicomiche, la prossima ventura si delinea come tendente al grottesco, premiando ancora una volta improbabili personaggi frutto dello "star system de noartri" (una comparsata in tivvu', una notizia sui giornali confezionata ad arte, una polemica montata su misura e via dicendo).
Di tutto ciò, alcuni sostengono la colpa più grande sia proprio dell'Uomo del Colle. Orfano di una tradizione complottista e circondato probabilmente da cattivi consiglieri, il rappresentante dell'unita' della Nazione che i più malpensanti arrivano persino a sostenere abbiano disinvoltamente servito differenti padroni (fascisti, comunisti, servizi segreti d'oltre oceano e quant'altro di inconfessabile si possa immaginare) e di cui si mettono persino in dubbio i natali, collegandoli ad attività fedifraghe di esimi rappresentanti di Casa Savoia, il Presidente ha certamente mal gestito questa fase transizione ed il suo settennato non sara' certamente annoverato fra i più limpidi della storia repubblicana.
Non sta a noi confutare o avvalorare dette ardite tesi, fatto sta che il para-golpe istituzionale che ha portato al governo Mario Monti al solito e' stato fatto all'Italiana, nel puro spirito dell'otto settembre 1943. Hm ... che ci sia veramente un inconfessabile filo rosso che lega questi due eventi in periodi storici cosi' diversi? Dan Brown ne potrebbe certamente trarre un romanzo di successo ...
No, Monti non e' Cincinnato ... chi lo pensa o lo ha pensato e' un illuso (o un idiota o in malafede).