Diretta Spread

domenica 25 ottobre 2015

Sulla concezione dell'opt-out individuale rispetto al finanziamento dei servizi pubblici

Uno dei temi caldi di questo scorcio di inizio millennio continua ad essere quello, ormai "pluricentennale" per la verità, della relazione fra stato ed individuo. 

Più nello specifico: e' concepibile che la relazione contrattualistica fra Stato e cittadino possa spingersi fino alla contrattazione minuta della contribuzione di quest'ultimo alla spesa pubblica, scegliendo di non contribuire (e quindi di non usufruire) di determinati servizi pubblici (ad esempio scuola, servizio sanitario nazionale, etc)?

Se da un punto di vista puramente teorico l'ipotesi non solo e' suggestiva ma appare anche tecnicamente fattibile, da un punto di vista pratico essa si presta ad alcuni distinguo, cautele e richiede una approfondita analisi e ripensamento dell'essenza stessa della funzione e dell'essenza statuale.

In estrema sintesi, i termini della questione, sui quali e' necessaria una discussione sono i seguenti:
  1. Un generale consenso sociale su quali debbano essere i "servizi" di base che lo Stato per sua natura e' chiamato ad assicurare (direttamente o tramite servizi in concessione) ai cittadini;
  2. Quale deve essere il livello e la qualità di servizio di base che andrebbe assicurata -> livello generale della spesa pubblica ed accordo sul livello "ragionevole" di tassazione individuale, vale a dire quello che consenta l'espletamento dei servizi "di base" senza essere percepito come "vessatorio".
  3. Chi e come deve finanziare detti servizi attraverso la tassazione generale più una quota per l'utilizzatore che se lo può permettere -> fissazione delle politiche redistributive
Anche solo per iniziare a discutere di tutto ciò, prerequisito fondamentale e' che esista un sistema di governo efficiente e che la spesa pubblica sia sotto stretto controllo e le politiche redistributive di cui sopra non siano utilizzate come elargizioni per fini di controllo politico / elettorale. Potremmo anche fermarci qui, visto che questa precondizione si configura come una mera utopia, nel quadro contemporaneo della vita politica ed istituzionale italiana e non solo, ma andiamo avanti.

Riguardo al punto (1) di cui sopra, un elenco non esaustivo e che richiederebbe per ogni singolo punto una lunga discussione, che non e' possibile effettuare in questa sede, includerebbe:
  • difesa e pubblica sicurezza;
  • amministrazione generale dello stato;
  • mantenimento degli organi elettivi dello stato (costo della politica);
  • servizio sanitario di base;
  • lavori pubblici di interesse nazionale;
  • competenza (primaria o residuale) su istruzione, università, ricerca scientifica.
Passando al punto (2) un servizio può costare praticamente da zero ad infinito, a seconda della qualità desiderata. Chiunque consulti le posizioni consolidate di CSV su alcuni temi politici, economici e sociali, potrebbe constatare che vi sia una generale tendenza verso quello che alcuni definiscono come "stato minimo"; allo stesso tempo affermiamo anche che quel "minimo", che deve essere comunque della misura  buona qualità, va garantito a tutti i cittadini.

Il mantenere il livello di tassazione "ragionevole" consentirebbe al cittadino di utilizzare il surplus di reddito e farci quello che vuole ... cercare servizi diversi (e si spera migliori) di quelli pubblici (che comunque stara' pagando per mantenere il livello di base) o spenderlo altrimenti, accontentandosi di quello che passa il convento (in questo caso, lo "stato" nelle sue varie manifestazioni), vale a dire i servizi di base uguali per tutti. Non molto diverso da quanto succede oggi, ma con in più l'elemento "efficientista" del "buon governo".

In questo senso, sembra banale ma va posto in termini molto chiari che e' semplicemente utopistico e non ha alcun senso pensare che tutti possano poi accedere a servizi di livello superiore ... ci sarà sempre qualcuno con un reddito disponibile maggiore che potrà permettersi quello "placcato d'oro" ... magari andrà a farsi curare in un ospedale migliore o manderà i figli in una scuola più prestigiosa o altro ... e ciò non porterebbe certamente fine all'attuale invidia / risentimento sociale.
Se e' vero che non ci piace ne' lo stato socialista ne' il darwinismo sociale portato all'estremo in quanto raramente meritocratico e spesso di tipo oligarchico, non vorremmo poi trovarci nella situazione di dover ascoltare le prevedibili lagne di quanti, predicando ora un individualismo spinto, poi si lamenteranno quando certi servizi non potranno permetterseli.
Banalizzando il concetto, non tutti possiam
o girare in Rolls Royce, qualcuno deve accontentarsi del tram; una volta che ci si mette d'accordo su quale sia il servizio minimo garantito a tutti, attraverso un rinnovato "contratto sociale", ad esso dovranno contribuire, in diversa misura sia il "riccone" in Rolls sia, nel suo piccolo, il "poveraccio" che va in tram.

Certo, banale, ma consideriamo anche che la spinta ad un "ritiro" dello Stato dalle sue competenze verso la ricerca di una maggiore efficienza nella spesa pubblica non sono ne' il primo (il magnate), che ha a sua disposizione i mezzi per mantenere il suo livello di vita indipendentemente dal livello di tassazione (e non entriamo in questa sede sugli strumenti, che possono essere di tipo più o meno legale) ne' il secondo (il "poveraccio"), che ad ogni modo ha un livello di tassazione già talmente basso che anche i quattro soldi extra non gli consentirebbero di accedere ad alcunché al di fuori del trattamento di "base" ed ha quindi tutto l'interesse a mantenere lo status quo (salvo poi lamentarsi, ma questo e' lo sport nazionale). 

La vera spinta al rinnovamento arriva invece dalla "opinione pubblica" ragionevole, cioè dalle cosiddette "classi medie"; da quel tizio che non e' più "l'omino sul bus di Clapham" reso immortale dall'analisi di W.Bagehot nel XIX secolo vittoriano e neppure la paradigmatica "casalinga di Voghera" dei talk show televisivi ... oggi la classe media, profondamente in crisi di identità e di prospettive, e' rappresentata efficacemente dal tizio che gira magari in BMW serie 3 ma prenderebbe una serie 5 se non dovesse finanziare la linea del tram e quindi si lamenta continuamente dello "stato ladro". 

Piaccia o non piaccia, questo tipo di ragionamento "utilitaristico" e' quello che guida la discussione sulle riforme strutturali sulla forma di stato ... ma a volte si tende a dimenticare, persi nei massimi sistemi, che la chiave e' molto più banale (in apparenza) e sta tutta nella gestione assennata della cosa pubblica e nell'efficienza della spesa. Banale ma tremendamente difficile, visto che in gioco ci sono valori culturali ed "antropologici" difficili da scardinare e che richiederebbero un esercizio di ingegneria sociale dalle conseguenze imprevedibili e che potrebbe causare ancora più problemi di quelli che andrebbe a risolvere.

Ora, noi di CSV siamo sospesi tra l'incudine ed il martello ... tra il rischio di essere chiamati "statalisti" dagli ultras dello smantellamento del contratto sociale vigente e quello di essere additati come "ultraliberisti" dai fautori della conservazione ad ogni costo.

Una cosa dovrebbe essere tenuta a mente da entrambi ... lo stato esiste, piaccia o non piaccia; esso richiede un obolo per il suo funzionamento (anche il Cile di Pinochet e dei "Chicago boys"), che va posto al livello più basso ragionevolmente possibile ma senza escludere nessuno, mirando ove possibile a soddisfare la pia utopia di una sostanziale equilibrio delle condizioni di partenza.

Alcune di queste macchine statali funzionano "accettabilmente male", altre "inaccettabilmente malissimo", ma allo stato attuale, anche solo pensare ad una società "a la carte" dove individualmente si possa prendere solo quello che ci aggrada e rifiutare tutto il resto e' pura, ancorché suggestiva, fantapolitica.  E non siamo neppure sicuri che tutti gli accaniti proponenti abbiano sufficientemente ponderato l'impatto di tale scenario sulle loro situazioni individuali.

Alla fine della fiera, occorre sempre tenere presente il "caveat" che abbiamo introdotto precedentemente: nessuna soluzione, anche la più elegantemente concepita può prescindere da una "rivoluzione cultural / antropologica" (non siamo maoisti, n.d.r.) che consideri intimamente giusto e desiderabile da parte di popolazione e classe dirigente l'addivenire ad un sistema di governo efficiente, nel quale la spesa pubblica sia sotto stretto controllo e soprattutto, nel quale le politiche redistributive non siano utilizzate come elargizioni per fini di controllo politico / elettorale. Ritorno al futuro?

===
Ulteriori letture:




giovedì 22 ottobre 2015

L'attivismo di Xavier Bettel segna il semestre lussemburghese

Il giovane e dinamico primo ministro lussemburghese Xavier Bettel, presidente di turno del consiglio di ministri durante il semestre lussemburghese che si chiuderà a fine anno, ha sferzato duramente i suoi omologhi, invitandoli a smettere di comportarsi "come fossero al mercato" e che si mettano finalmente d'accordo su tutte le questioni urgenti che impediscono all'Europa di avanzare. 

Nel frattempo, ha anche effettuato due importanti visita in Russia ed Ucraina. L'aver dichiarato che l'Ucraina "non e' obbligata a scegliere fra la UE e la Russia" e' un messaggio importante che lascia intravedere uno spiraglio per l'allentamento del regime delle sanzioni ed embarghi incrociati ed una normalizzazione nei rapporti con Mosca.

Ci auguriamo che la prossima presidenza porti avanti con coraggio questa linea e non ci si areni nuovamente nel porto delle nebbie dei veti incrociati e dei piccoli dispettucci di bottega.

Segui il dibattito su Candidati Senza Voce

Riferimenti:

Xavier Bettel dénonce l'attitude honteuse des dirigeants européens au Conseil




martedì 20 ottobre 2015

Il rapporto Cadbury sulla "corporate governance": ancora attuale?

Il recente scandalo VW ma anche la polemica sui salari dei top manager, sulla delocalizzazione, sul funzionamento delle aziende di stato, sulla maniera nella quale la corruzione determina gli affari miliardari nel settore delle armi, etc, hanno nuovamente portato alla ribalta il tema della cosiddetta "corporate governance".

Essa definisce la condotta e la responsabilità oggettiva dei "board of directors" (grossomodo i nostri consigli di amministrazione) relativamente alle gestione aziendale dei dirigenti e di come il ruolo del consigliere di amministrazione debba essere improntato a criteri che considerino non solo il profitto poco maledetto e subito ma anche gli interessi a lungo termine degli azionisti ed il ruolo sociale dell'impresa. 

Per chi fosse interessato, posto il fondamentale "rapporto Cadbury", rilasciato nel Regno Unito negli anni '90 da una commissione ad hoc sul tema costituita all'indomani di gravi scandali che avevano colpito il paese d'oltremanica e posto in dubbio il meccanismo di controllo dei fondi pensione. 

Oggi quei principi sono alla base, in teoria, di tutta la struttura di "governance" di Unione Europea, FMI, grosse multinazionali, etc, ma gli eventi degli ultimi tempi dimostrano che molto resta ancora da fare e che la natura umana, lasciata a se stessa, tende sempre a ricadere nelle sue ataviche debolezze.

Scarica il report sulla biblioteca di CSV

P.S. Adrian Cadbury e' recentemente scomparso nel settembre 2015, lasciando di se il ricordo del suo passato sportivo, di capace imprenditore e di lungimirante riformatore.



venerdì 16 ottobre 2015

Quando tasse superano il limite ragionevolezza: ‪#‎scioperofiscale‬ e' la risposta, non l'evasione!

Ci fa sorridere l'atteggiamento ipocrita ed il tentativo di autoassolversi da parte di alcuni autoproclamatisi rappresentanti degli evasori fiscali (o che vorrebbero ma non possono), i quali cercano con veemenza di giustificare il proprio comportamento antisociale dietro alla foglia di fico dello "stato di necessita' " ... 

Fermo restando che esistono siffatte situazioni, esse sono certamente marginali ... preferiremmo invece che siffatti soggetti "evasori per principio" si assumano la responsabilità delle delle proprie azioni ed affermino candidamente che lo fanno per potersi godere in pace il frutto del proprio lavoro senza pagare il prezzo che la loro condizione di cittadini (sudditi, troppo spesso) del proprio paese impone, preferendo adottare la strategia del "free rider" ...

OK, dal punto di vista etico potremmo naturalmente essere in disaccordo ma iniziare un dibattito a viso aperto, elaborare distinguo, disquisire sulla mai sopita dicotomia fra individualismo ed il solidarismo (diverso da solidarietà) imposto dal contratto sociale, sulla sostenibilità dello stato sociale e quant'altro, ma almeno facendolo a viso aperto!

Da parte nostra sosterremmo certamente come lo sciopero fiscale sia un altro mezzo e' un altro, e migliore, mezzo per cercare di forzare una riduzione della spesa pubblica ed un comportamento più morigerato ed attento da parte dei governanti. E magari su questo punto potremmo anche trovarci d'accordo ed intraprendere un percorso comune.

Ma non certo possiamo tollerare che la vigliaccheria di una azione individuale clandestina mascherata dalle fattezze posticce di un Robin Hood de noartri continui a causarci un danno patrimoniale diretto, dato che le politiche di spesa pubblica dissennate continuerebbero comunque ed a pagarle sarebbero sempre gli stessi. 

E' stato giustamente detto: no taxation without representation. Bene, allora, che la cittadinanza si organizzi e si vada allo sciopero fiscale ... altrimenti si continui pure ad evadere ma almeno si abbia la decenza di finirle con queste puerili giustificazioni.

Discutine con noi nel forum di CSV


mercoledì 14 ottobre 2015

Si riapre il dibattito contante si / contante no

Come avevamo anticipato mesi fa, ora in effetti pare che il governo stia rispettando l'impegno di aumentare l'ammontare massimo del pagamento in contanti da 1000 a 3000 euro (ci hanno messo da Febbraio ad Ottobre per presentare formalmente l'articolato che andrà inserito nella legge di stabilita' ... vabbe' ... sorvoliamo sui tempi della politica). 

Ora, pur ribadendo che il provvedimento e' opportuno, che da questo doveroso provvedimento derivi una spinta positiva ai consumi, come sostiene Renzi ... beh, consentiteci una punta di scetticismo.

Quello che e' invece rilevante e' il ripensare in chiave critica alla demonizzazione del contante ad opera di oracoli televisivi come la Gabanelli.

I veri grandi evasori o gli addetti al riciclaggio non ne sono affatto colpiti, visto che si affidano ad altri metodi (le finanziarie offshore o gli "spalloni" del XXI secolo); invece, tali provvedimenti restrittivi limitano di molto la possibilità dei cittadini di gestire a loro piacimento il proprio patrimonio, la liceità del quale richiede altri strumenti e non la compressione delle libertà individuali.

Speriamo che questo ripensamento consenta in futuro di elevare ulteriormente le cifre disponibili e con esse gli spazi di libertà che non possono essere esclusivamente affidati alle banche (le recenti crisi di Cipro e Grecia insegnano).

---------------------

Discutine con noi nel gruppo di Candidati Senza Voce.