Diretta Spread

mercoledì 25 giugno 2014

Piredda e Fusco agli arresti in Liguria: il tempo e' galantuomo (?)

E' di oggi la notizia che le due consigliere regionali della Liguria, Maruska Piredda e Marylin (sic) Fusco, dopo lunghe indagini nell'inchiesta sulle "spese pazze", sono state poste agli arresti domiciliari per pericolo di reiterazione del reato.

Per la storia si veda Notizie Google.

Ora, non essendo appassionato di vicende giudiziarie, mi soffermo a scrivere sue queste due "signore" in quanto ho avuto la ventura di trovarmi nella loro stessa lista elettorale (IDV) nel corso delle elezioni europee del 2009.

Al di la' della caratura politica, intellettuale ed etica delle suddette, quello che a mio avviso e' l'elemento più grave, che spero venga finalmente a galla se gli inquirenti vorranno allargare le indagini, e' la responsabilità politica che sfocia in correità di coloro (colui) che hanno approvato la loro candidatura e le hanno spinte con vigore fino a farle arrivare nella "stanza dei bottoni", addirittura a livello di giunta regionale alla corte del "ras" Burlando.

Potrebbe essere la buona occasione per far tirare fuori ad IDV i libri mastri sui quali sono registrati tutti i passaggi di danaro utilizzato per la campagna delle Europee 2009, perché si sappia chi ha ricevuto soldi e quanto e che si spieghi finalmente quali siano state le logiche familistiche e di appartenenza, alcune delle quali inconfessabili perché troppo scabrose sul piano personale, politico e giudiziario che hanno giustificato tali finanziamenti personali.

... e che si sappia anche che altri, invece, hanno ne' chiesto ne' ottenuto versamento di danaro pubblico sul loro conto corrente per finanziare la propria campagna elettorale!

Coloro che negli ultimi mesi si sono messi a fare le verginelle o a difendere l'indifendibile dovrebbero porsi serie questioni su chi fosse il padre / padrone del partito in quel periodo, lo stesso che ha continuato a fare il bello e cattivo tempo fino appunto a pochi mesi fa quando la dirigenza di IDV e' cambiata, dopo che ormai il partito era franato fra gli scandali veri e presunti dei suoi leader (e del suo leader maximo).

Fateceli dunque vedere questi conti, non solo per le Europee 2009 ma per tutte le competizioni elettorali, in modo che anche i ciechi che ancora si rifiutano di vedere non abbiano più scuse per arrendersi all'evidenza!

... e prima che la prescrizione o l'oblio facciano scendere ancora una volta una cortina fumogena sull'ennesimo caso di mala politica (ammesso che sia rimasto qualcosa che somigli alla buona politica).

martedì 24 giugno 2014

Proposta governativa sul Senato: la solita riforma a meta'

Sono perfettamente cosciente che queste righe mi attireranno, per motivi diversi, gli strali di quasi tutto quello che un tempo si soleva chiamare "l'arco costituzionale", vale a dire di quei partiti e movimenti, rappresentati in Parlamento o meno, che si riconoscono nella Costituzione repubblicana (pur con vari distinguo) e che partecipano alla competizione elettorale (PD, FI, NCD, M5S, etc).

Per motivi diversi in quanto qualcuno difenderà a spada tratta la proposta del governo per conformismo (PD, chiaramente) e qualcun altro non vorrà sentir parlare di alcuna riforma dello status quo (M5S, stranamente).
 
Detto molto sinceramente, quello che mi disturba della proposta governativa sul Senato non e' tanto la sua riduzione o l'immunità (ma veramente qualcuno può dirsi sorpreso?), quanto che il governo non sia andato fino in fondo con il suo progetto di soppressione di una bicameralismo inutile, inefficiente e costoso ed al contempo proseguire sulla strada della revisione dei ruoli della Camera, del Governo, del PdR, etc in un'ottica di maggiore efficienza e di rafforzamento del sistema di pesi e contrappesi fra i poteri dello Stato in modo da salvaguardare quel minimo sindacale di democrazia di facciata. 

Come al solito, assistiamo invece ad un compromesso all'italiana che non soddisfa nessuno e non affronta in maniera convincente il nodo dei costi della politica e dell'efficienza complessiva del sistema.


giovedì 19 giugno 2014

Perche' restare in "questa Europa"?

A chi si chiede perché convenga rimanere in "questa Europa" rispondo in maniera forse semplicistica ed un po' grossolana che ...

premesso che "questa Europa" per la maniera nella quale essa si e' evoluta negli ultimi vent'anni non soddisfa per nulla in primo luogo gli europeisti convinti come il sottoscritto, 

... se ne fossimo fuori tanto quelli che comanderebbe sarebbero comunque sempre gli stessi ("loggionisti" eredi della P2, servizi segreti deviati, criminalità organizzata, consorterie oltreteverine, etc che comunque alla fine sempre la stessa cosa sono).

Essi non avrebbero più nemmeno quell'ultima ombra di ritegno data dal dover comunque rispondere a certi criteri stabiliti ne l’acquis communautaire (ad esempio nella carta dei principi fondamentali della UE) e farebbero facilmente carne di porco di quegli angusti spazi di libertà individuale e dei diritti civili conquistati a caro prezzo dalle generazioni che ci hanno preceduto.

Chi si illude che nella autarchia ritroveremmo una purezza svanita, una eta' dell'oro che in realtà non e' mai esistita si bea di pie illusioni. A prevalere saranno comunque sempre i piu' furbi, forti o violenti a seconda delle circostanze.

L'unica possibilità per mitigare la possibilità di una svolta autoritaria che trasformi la "dicta blanda" nella quale nostro malgrado viviamo, ...

dove ti permettono di scrivere e dire qualsiasi cosa purché essa non tocchi i meccanismi veramente importanti dell'ingranaggio politico-economico che consente profitti enormi ad una ristretta cerchia di beneficiari che poi redistribuiscono le briciole a milioni di clientes , in una "dicta dura" dove l'olio di ricino ed il manganello sembreranno al confronto simpatiche imprese goliardiche...

... l'unica possibilità, scrivevano poc'anzi e' quella dell'apertura al mondo ... organizzare un delitto in pieno giorno sotto gli occhi di tutti e' impresa molto più complicata che sgozzare un povero cristo in un luogo appartato, non importa quanto lussuoso o carico di storia esso sia.

lunedì 9 giugno 2014

Ancora sull'immigrazione - le responsabilita' di Italia ed Europa a confronto nel Mediterraneo

Prendo spunto da un post di Mauro Lo Piano sul gruppo FB di Candidati Senza Voce :

Politica incapace di intendere e volere, andrebbe interdetta. L'ondata di sbarchi, ad Augusta, Pozzallo, Porto Empedocle, Palermo, è inarrestabile, 50 mila arrivi in 2 mesi, siamo al collasso strutturale ed economico. La comunità europea fa da spettatrice, mette pochi spiccioli, tanto l'Italia è una nazione ricca, può e deve fornire, vitto, alloggio, paga mensile, cittadinanza, alle centinaia di migliaia di profughi che scappano da carestie, guerre, persecuzioni. In Sicilia nei prossimi anni, vi saranno più extracomunitari che isolani, pretenderanno sempre di più, faranno i capricci, formeranno associazioni, prevedo un futuro "nero". Baciamo la politica incapace.

Qualche considerazione su questo tema ormai inflazionato, spesso a sproposito:

In primo luogo, occorre intenderci su cosa stiamo parlando: rifugiati (richiedenti asilo) o immigrati (clandestini) tout court? 
Ai rifugiati si applicano le disposizioni di cui alla Convenzione sullo status dei rifugiati, Ginevra, 28 luglio 1951, che prevedono guarentigie particolari che non sono invece attribuiti agli immigrati in generale. 

Sgombrato il campo da questo equivoco terminologico, il grosso problema risulta quello degli "altri" e non va ne' negato in chiave "buonista" come tendenzialmente fa una certa sinistra ne' enfatizzato oltre misura per motivi squisitamente elettoralistici come una certa destra.

Le soluzioni possibili (ammesso e non concesso che siano poi concretizzabili), non sono ne' facili ne' indolori, se mirano ad ottenere risultati concreti senza scendere nell'ipocrisia. 
Esse passano attraverso l'accettazione di alcuni assunti, quali:

  • Quasi tutti quelli che arrivano utilizzano l'Italia come punto di passaggio per andarsene altrove;
  • Quelli che restano sono ottima manovalanza a basso costo per gli sfruttatori nostrani (es. caporali meridionali e palazzinari nordisti);
  • L'istinto di sopravvivenza può trasformare qualsiasi brava persona in un potenziale delinquente. 
  • Stiamo parlando di migrazioni di massa, che sono fenomeni storici sempre esistiti, difficilmente contrastabili ma che vanno governati
  • La situazione nel mediterraneo e' disastrosa sia dal punto di vista umanitario (migliaia di morti a seguito di naufragi), sia dal punto di vista delle popolazioni locali interessati dal fenomeno.

Va inoltre detto che L'Italia non e' il paese europeo a maggior impatto, tutt'altro, specialmente se si tiene conto delle statistiche aggiornate sulle richieste di asilo (i rifugiati di cui sopra) si trovano al sito Eurostat, es. http://epp.eurostat.ec.europa.eu/.../EN/KS-QA-14-003-EN.PDF.

Relativamente al fenomeno immigrazione in generale, esse si trovano sempre nella banca dati Eurostat. Se si analizzano questi dati con attenzione, se ne possono trarre alcuni interessanti spunti, come evidenziato dal grafico sottostante che riporta la serie storica dei movimenti migrativi nei 5 stati europei con la maggiore presenza di immigrati in valore assoluto (Germania, Francia, Spagna, Regno Unito ed Italia).



Possiamo notare come quasi ovunque, con la notabile eccezione della Germania, vi sia stato un calo del numero degli immigrati in tempi recenti (dominati dalla crisi economica) dopo i massimi del 2007 (notare che questi grafici non includono la popolazione immigrata in possesso della cittadinanza, quindi non rendono una idea della composizione "etnica" di un paese ne' gli immigrati "di passaggio").  

Allora, la soluzione sta in un senso nel comprendere cosa effettivamente cerchi questa gente (non facile perché non si muovono tutti con gli stessi obiettivi, fermo restando che l'aspetto comune e' quello della miseria) e che gli accordi con i paesi rivieraschi sono difficili vista la endemica situazione di corruzione ed inaffidabilità di quegli stati (anche di instabilità, dopo la primavera araba).
L'Europa deve fare la sua parte, con una politica di gestione delle migrazioni coordinata, l'affiancamento della Marina Militare Italiana e delle Capitanerie di Porto con le marine militari degli altri paesi, quando per ragioni di emergenza non si riesca a pattugliare convenientemente le frontiere di Schengen.
 
Come scrivevo qualche giorno fa di ritorno da una visita al campo profughi di Calais, la questione non riguarda solo l'Italia, ma denota una mancanza complessiva di visione integrata, per motivi che io personalmente ho discusso fino alla nausea negli ultimi 10 anni con i miei corrispettivi degli altri paesi nelle riunioni internazionali degli aderenti all'ALDE. Non essendoci una visione comune ed un "understanding" di cosa debba essere fatto e dei problemi degli altri paesi, dubito che si arrivi ad una soluzione accettabile in tempi brevi, certamente non prima del prossimo grave naufragio o prima che ci scappi il morto in scontri di piazza in una ennesima guerra fra poveri. 

 

mercoledì 4 giugno 2014

Stiamo all'erta, la questione dei bonifici esteri non e' ancora conclusa

Il primo giugno ho inviato un sollecito alla deputata del PD Laura Garavini che si era detta disponibile per interessarsi alla definitiva cancellazione della legge sulla ritenuta alla fonte del 20% sui bonifici esteri provenienti da privati cittadini, che era stato sospeso a furor di popolo ad inizio anno dopo che la nostra petizione online aveva raccolto quasi 15 mila sottoscrizioni in tre giorni.

Allo stato attuale nessuna nuova, e nella giornata odierna ho inviato un nuovo sollecito. Se non dovesse rispondere, cercheremo di interessare il ministro competente. Altrimenti ... mobilitazione!




lunedì 2 giugno 2014

Maro', due anni dopo ... chi sono i veri responsabili?


In questo giorno di festa del 2 giugno ampio spazio ha avuto nei mezzi di comunicazione la teleconferenza con due fucilieri di Marina dei Nuclei Militari di Protezione - NMP (il capo di prima classe Massimiliano Latorre e il secondo capo Salvatore Girone), trattenuti in India in seguito al noto e controverso episodio d'armi avvenuto in acque internazionali nel mar Arabico il 18 febbraio 2012.

Ferme restando le responsabilità individuali ancora da accertare, esistono pero' responsabili gia' noti del disastro politico diplomatico e delle sofferenze umane e materiali sia dei presunti pescatori uccisi dal fuoco ancora non meglio identificato sia dei militari e delle loro famiglie.


Essi sono i titolari dei dicasteri e delle funzioni pubbliche che hanno dato vita all'ennesima operazione militare stracciona di quest'Italietta repubblicana, vale a dire i firmatari dei provvedimenti sottostanti

  1. Decreto-legge n. 107 del 12 luglio 2011 "Proroga delle missioni internazionali delle forze armate e di polizia e disposizioni per l'attuazione delle Risoluzioni 1970 (2011) e 1973 (2011) adottate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nonché degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione. Misure urgenti antipirateria." pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 160 del 12 luglio 2011 ed entrato in vigore il 12 luglio 2011 (precisamente Articolo 5);
  2. Legge 2 agosto 2011, n. 130: "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge n. 107 del 12 luglio 2011, recante proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle forze armate e di polizia e disposizioni per l'attuazione delle Risoluzioni 1970 (2011) e 1973 (2011) adottate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Misure urgenti antipirateria.", pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 181 del 5 agosto 2011 ed entrata in vigore il 6 agosto 2011;
  3. Decreto del 1º settembre 2011 "Individuazione degli spazi marittimi internazionali a rischio di pirateria nell'ambito dei quali può essere previsto l'imbarco dei Nuclei militari di protezione (NMP)", pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 212 del 12 settembre 2011 ed entrata in vigore il 27 settembre 2011;
  4. Decreto del Comando generale del Corpo delle capitanerie di porto n. 963/2011 del 7 ottobre 2011 "Decreto di disciplina delle procedure tecnico-amministrative afferenti la materia della sicurezza della navigazione (safety) e la sicurezza marittima (maritime security) in relazione alle misure urgenti antipirateria".

I responsabili principali hanno generalità' note ed immediatamente identificabili, precisamente:

  • Napolitano, Presidente della Repubblica;
  • Berlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri 
  • Frattini, Ministro degli affari esteri 
  • La Russa, Ministro della difesa 
  • Maroni, Ministro dell'interno 
  • Alfano e Palma, Ministri della giustizia 
  • Tremonti, Ministro dell'economia e delle finanze
  • Ammiraglio Ispettore Capo (CP) Brusco, Comandante Generale delle Capitanerie di Porto

Assieme a loro andrebbero ritenuti responsabili tutti coloro che nella catena di comando e nei successivi governi fino al fatidico 18 febbraio 2012 non hanno posto in essere quelle regole di ingaggio certe e quegli accordi bilaterali con i paesi rivieraschi che avrebbero consentito uno svolgimento puntuale del servizio secondo regole chiare, in accordo al principio quando si ha a che fare con l'uso delle armi non si può lasciare nulla al caso.


La Repubblica federale italiana come modulo di una Comunità mondiale - di F. Introzzi



Riceviamo e volentieri pubblichiamo dall'amico Francesco Introzzi
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KOONY-LABSS
Laboratorio cuneese di  Scienze sociali
3, via Cacciatori della Alpi - 12100  CUNEO  CN-IT-EU
telefono  0039 (0171) 695285
Attività  individuale  socio-culturale  senza  fini di lucro

Francesco Introzzi
Cuneo, sabato 31 maggio 2014

La Repubblica federale italiana come modulo di una Comunità mondiale
/ Le strutture federali non devono ledere le libertà civili delle persone fisiche e nemmeno  l’auto-organizzazione e l’auto-governo - politico - delle comunità politiche locali.
/ Delle comunità politiche locali, le strutture federali devono solo rappresentare la loro proiezione macro-geografica: senza diventare una superiore entità politica dominante.
/ La sovranità delle comunità politiche locali dev’essere e rimanere intangibile e intrasferibile.
/ Occorre mettere in atto “un processo socio-culturale evolutivo” per riuscire a trasformare la Repubblica italiana, da unitaria e burocratico-centralista, in Repubblica federale:  una Repubblica fondata su di un sistema di libertà civili condivise e su di un principio generale di intrasferibilità delle sovranità locali



Lo straordinario successo di Matteo Renzi in occasione delle elezioni europee del 25 maggio è stato un risultato molto importante per la costruzione di un’affidabilità italiana che storicamente non è mai riuscita ad affermarsi e che deve servirci per uscire definitivamente da un ventennio di dilapidazione finanziaria e di disgregazione civile: e questo a tutti i livelli, non soltanto a livello istituzionale e politico ma, soprattutto a livello di popolazione. Dobbiamo renderci conto che Silvio Berlusconi è stato solo un’espressione, centratissima questo sì,  del classico stereotipo di un italiano, un po’ burlone e un po’ marpione. Dobbiamo renderci conto che i responsabili della situazione in cui ci siamo deliberatamente e irresponsabilmente cacciati siamo noi - in prima persona plurale - i veri responsabili, alla faccia delle nostre diverse - e a loro dire “eccellenti” - classi dirigenti.
Del cavaliere non facciamone il capro espiatorio come, del resto, sarebbe inconcepibile farne l’eroe di un ventennio di benessere; un benessere assolutamente fasullo, solo prodromo di un fallimento di fondo e origine di un ammasso di problemi divenuti progressivamente inestricabili e ingestibili.
Sarà bene metterci una pietra sopra e pensare a rimettere in cantiere dei progetti che inutilmente abbiamo coltivato per ben settant’anni: settant’anni di puro sbandamento, senza sostanziale costrutto, incoscientemente sprecati fin dalla fine dell’ultima guerra mondiale.
L’Italia e, in generale, tutti i paesi europei si sono rassegnati a fare da marginali comparse  nel pesante gioco di nazioni con grandi pretese egemoniche e con capacità politiche tutto sommato gravemente deludenti.
Sia la potenza U. S. A. che le potenze emergenti come la Cina, l’India e il Brasile, per non parlare dell’Asia occidentale e dell’Africa, ci forniscono un quadro terribilmente fosco per quanto riguarda l’esercizio democratico dei diritti civili al loro interno e per la loro incapacità di rendere definitivamente inutili, e di fatto inutilizzate, le armi e i loro sempre più sofisticati sistemi tecnologico-militari, prospettati come deterrenti, salvo poi rischiare di vederli utilizzati inopinatamente come strumenti di vero e proprio conflitto geo-politico internazionale.
Abbiamo sotto gli occhi una situazione esplosiva come quella dell’Ucraina che le “grandi potenze” utilizzano a scopi macro-politici che con le umane esigenze delle loro stesse popolazioni non hanno niente a che fare. Chiaro che l’Europa, anche qui, sulle porte di casa sua, si limita a sussurrare qualcosa di incomprensibile, ridotta a risibile macchietta.
Per ora l’Europa rappresenta ancora un soggetto economico di primaria importanza planetaria, tanto è vero che il governo U. S. A., nostro sodale nella N. A. T. O., sembra manifestamente temerne l’unificazione federale.
La questione della paura che sistematicamente i governi U. S. A. hanno dimostrato - e continuano a dimostrare - nei confronti dell’ipotesi di unione federale europea ha finito per diventare un problema macroscopico a livelli planetario.
Com’è, in parallelo, diventato macroscopico il problema interno U. S. A. di una politica sociale che ha prodotto una società sempre più spaccata in classi sociali fortemente differenziate: in termini patrimoniali, reddituali e culturali.
La loro politica di immigrazione pare studiata apposta per riciclare entro i loro confini un afflusso di neo-cittadini - economicamente e culturalmente deboli e ricattabili - che sembrano fatti apposta per indebolire una popolazione che aveva osato mettere in discussione delle strutture sociali basate sull’autoritarismo e sulla subordinazione gerarchica, sulla creazione di aree culturali tecnologicamente avanzate - ed economicamente premiate - a fronte di altre aree culturalmente subalterne.
Solo a titolo esemplificativo la massiccia immigrazione di una popolazione ispanofona, rispetto ad una pre-esistenze maggioranza  anglofona, presumibilmente giudicata “troppo contestatrice” (leggi il ’68 studentesco, iniziato nel 1964, dall’università californiana di Berkley, vedi nota), desta qualche riserva sulla volontà e la capacità culturale di favorire un consolidamento in termini civili delle comunità politiche d’oltre atlantico. Gli stessi film di produzione hollywoodiana, con le loro infinite sparatorie, non fanno che confermare queste nostre preoccupazioni. Esiste un rischio concreto che l’amicizia e la naturale solidarietà euro-americane ne vengano indebolite e perfino compromesse.
Diventa allora indispensabile, per l’Europa e per la stessa America, pensare a sviluppare un nuovo spirito comunitario planetario che riesca a svuotare come un non-senso auto-distruttivo la logica di potenza basata sul dominio tecnocratico e militare.di un paese dominante o di una coalizione (con scontro simulato) di una circoscritta “compagine dominante” di poche “grandi potenze”.
Si tratta di de-legittimare quella che, per millenni, è stata la logica di aumentare al massimo la propria capacità, prima, di distruzione dell’avversario e poi di consolidato controllo coloniale, (militare, politico, religioso ed economico); ora, più propriamente, tecnologico-finanziario.
 C’è da sperare che possa emergere, col tempo e tendenzialmente, senza mai abbandonarlo, il disegno generale, un’intesa planetaria che, alla fin fine, stabilisca - in linea di fatto particolare e non in pura linea teorica generale -  un principio di accordo sistematico dei diritti delle persone fisiche coinvolte nelle situazioni concrete oggetto di gestione comune.
La decisiva mutazione da realizzare consiste nel capovolgimento delle fantomatiche e magniloquenti dichiarazioni delle organizzazioni internazionali (leggi O. N. U.), per reralizzare un sistema diffuso di produzione di accordi che devono nascere e svilupparsi tra le persone fisiche, tra gruppi spontanei, tra le micro-organizzazioni sociali, tra le comunità territoriali elementari, ampliando poi progressivamente le varie cerchie e integrandole tra di loro.
La diplomazia deve superare la sua classica segretezza e svilupparsi anch’essa alla luce del sole! Non c’è ragione di segretezza e di riservatezza particolare in un mondo in cui l’informazione non deve più servire per farsi la guerra di tutti contro tutti, ma nel quale invece le risorse vengono destinate a soddisfare i bisogni in modo equilibrato e condivisibile, in un clima di “fair play” come prova, banale se vogliamo, ma concreta, di vera, umana, (auto-) civilizzazione.
A questo progetto siamo tutti chiamati a concorrere, con coraggio e determinazione.
Nessuno ci regalerà niente per niente. La libertà non si compra: si esercita! E si deve esercitare insieme, aiutando il prossimo - e gli altri gruppi - a esercitare ciascuno la propria - bilanciata - auto-determinazione!
Francesco Introzzi

Nota -Il Free Speech Movement (FSM) è stato un movimento studentesco di protesta [antiautoritario F.I.] che si è sviluppato durante l'anno accademico 1964-1965 nel campus dell'Università di California, Berkeley, sotto la guida informale degli studenti Mario Savio, Brian Turner, Bettina Aptheker, Steve Weissman, Art Goldberg, Jackie Goldberg e altri. Durante le proteste, senza precedenti a quel tempo, gli studenti insistettero sul fatto che l'amministrazione dell'università togliesse il divieto del campus di praticare attività politiche e di riconoscere il diritto degli studenti alla libertà di espressione e alla libertà accademica.