Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
"Sono un produttore di vino.
Cosa ne pensate della dematerializzazione dei registri del vino : una grandissima sciagura per noi già oberati dalla burocrazia a chi giova, mi chiedo?!
Un ennesimo balzello che graverà soprattutto sulle aziende medie e non farà altro che metterle ancora di più fuori mercato.
La difficoltà maggiore sarà nella vinificazione con una serie di registrazioni impossibili per chi conosce la materia . Non mi risulta che Francia e Germania abbiano accolto queste fantomatiche indicazioni della comunità europea.
Le grosse criticità le ha rilevate un funzionario del MAF Bologna consigliandoci di fare in modo di eliminare questa assurda legge!"
- RISPOSTA CSV -
Salve, la questione al solito si presta a mille sfaccettature. Vi sono evidentemente dei pro e dei contro che vanno analizzati in base ai singoli settori interessati ed alla situazione individuale delle imprese oggetto della c.d. "dematerializzazione", che sta diventando il mantra dell'era digitale.
Ora, non siamo specialisti del settore vinicolo quindi possiamo darle solo un parere di carattere generale. La normativa europea non pone, a nostra conoscenza, alcun vincolo cogente in merito, quindi il "ce lo chiede l'Europa" appare alquanto strumentale.
Vero e', invece, che molti stati europei si stanno muovendo in tal senso. La Francia ha iniziato, ad esempio, la dematerializzazione del registro bovini dopo una sperimentazione durata dal 2013 al 2014. Ora, volendo, si potrebbe fare una analisi puntuale "SWOT" (punti di forza, di debolezza, opportunità e pericoli) della c.d. dematerializzazione ma allo stato attuale quello che riteniamo e' che occorra prenderne atto, eventualmente chiedere proroghe, ma prepararsi per tempo prima che accada, perché e' solo una questione di tempo, piaccia o meno. In questo senso, le associazioni di categoria hanno un ruolo fondamentale: possono rivelarsi utili per la transizione ma allo stesso tempo ingabbiare le imprese ed i singoli nel loro monopolio per i servizi associati, cosa che ormai accade con quasi tutto quello che ruota attorno all'agricoltura.
"Sono un produttore di vino.
Cosa ne pensate della dematerializzazione dei registri del vino : una grandissima sciagura per noi già oberati dalla burocrazia a chi giova, mi chiedo?!
Un ennesimo balzello che graverà soprattutto sulle aziende medie e non farà altro che metterle ancora di più fuori mercato.
La difficoltà maggiore sarà nella vinificazione con una serie di registrazioni impossibili per chi conosce la materia . Non mi risulta che Francia e Germania abbiano accolto queste fantomatiche indicazioni della comunità europea.
Le grosse criticità le ha rilevate un funzionario del MAF Bologna consigliandoci di fare in modo di eliminare questa assurda legge!"
- RISPOSTA CSV -
Salve, la questione al solito si presta a mille sfaccettature. Vi sono evidentemente dei pro e dei contro che vanno analizzati in base ai singoli settori interessati ed alla situazione individuale delle imprese oggetto della c.d. "dematerializzazione", che sta diventando il mantra dell'era digitale.
Ora, non siamo specialisti del settore vinicolo quindi possiamo darle solo un parere di carattere generale. La normativa europea non pone, a nostra conoscenza, alcun vincolo cogente in merito, quindi il "ce lo chiede l'Europa" appare alquanto strumentale.
Vero e', invece, che molti stati europei si stanno muovendo in tal senso. La Francia ha iniziato, ad esempio, la dematerializzazione del registro bovini dopo una sperimentazione durata dal 2013 al 2014. Ora, volendo, si potrebbe fare una analisi puntuale "SWOT" (punti di forza, di debolezza, opportunità e pericoli) della c.d. dematerializzazione ma allo stato attuale quello che riteniamo e' che occorra prenderne atto, eventualmente chiedere proroghe, ma prepararsi per tempo prima che accada, perché e' solo una questione di tempo, piaccia o meno. In questo senso, le associazioni di categoria hanno un ruolo fondamentale: possono rivelarsi utili per la transizione ma allo stesso tempo ingabbiare le imprese ed i singoli nel loro monopolio per i servizi associati, cosa che ormai accade con quasi tutto quello che ruota attorno all'agricoltura.
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Segui il dibattito sul tema nel gruppo di Candidati Senza Voce.
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