Maurizio Noris, Mosca, Russia |
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Parlare di Russia limitandosi al fattuale sta diventando ancor più problematico che disquisire di aborto o di religione. Abbiamo nuovamente due fazioni contrapposte: est e ovest. Al di là di egemonie territoriali/militari e ideologie (ormai sovrapponibili, per altro), il dibattito di mass media e social è ormai questione di fede. Corruzione, religione, valori, libertà di espressione, espansionismo militare, e molto altro ancora: siamo al “voi fate e siete così” contro il “ma voi siete pure peggio”. Premesso che i problemi di casa propria sono affari dei condomini e che di pulito, da qualsiasi parte si guardi e in entrambe le fazioni, non c’è nessuno, passiamo ai fatti. Chi è Alexei Navalny? Nel 2012 il Wall Street Journal lo ha definito “l’uomo che Putin teme di più”, e più volte è stato indicato come il capo dell’opposizione. A ovest. Perché ad est si sottolinea invece che il peso politico suo e del suo partito è minimo e che il suo rapporto con la legge non sia propriamente cristallino. Chi ha ragione? Difficile dirlo; di certo possiamo affermare che Putin non gode delle sue simpatie. Navalny non solo ha definito il partito di maggioranza come di “imbroglioni e ladri” (espressione poi diventata popolare), ma fondamentalmente ha fatto dell’anti-corruzione (e dell’avversità verso Putin) il suo cavallo di battaglia. È il bue che dà del cornuto all’asino? Rivedasi l’incipit. Sarebbe tuttavia un errore definirlo un “signor nessuno”: come candidato sindaco di Mosca raccolse infatti il 27% dei voti (risultato per certi versi sorprendente), e nel 2018 correrà per le presidenziali (sulle possibilità di vittoria non ci esprimiamo). La manifestazione che Navalny ha organizzato era dichiaratamente a supporto dell’accusa di corruzione contro Medvedev: accusa che, secondo Navalny, non era stata abbastanza presa sul serio dalle autorità. In Russia, per questioni di sicurezza, tutte le manifestazioni devono essere consentite: in questo caso pare tuttavia che il sindaco di Mosca abbia negato Tverskaya (una delle vie centrali) senza dare un’alternativa, il che (secondo la Corte Costituzione) equivarrebbe automaticamente ad un’autorizzazione. La manifestazione dunque ebbe luogo, e non solo a Mosca: si parla di 8000 persone nella capitale, 10mila a San Pietroburgo e più di 80 proteste sull’intero territorio. La più grande manifestazione che la Russia abbia visto negli ultimi 5 anni. Com’è finita lo sappiamo bene: più di 1000 arrestati, tra cui lo stesso Navalny. Che se la caverà con 15 giorni di detenzione (nuovamente) e circa 300 euro di multa. Nei giorni successivi, 11 attivisti del Anti-Corruption Fund di Navalny sono stati arrestati, ufficialmente a causa di resistenza alla polizia che stava perlustrando l’edificio a causa di un allarme bomba. Il Cremlino lo ha poi accusato di aver pagato dei bambini per partecipare alla manifestazione. Opposition Leader Navalny Calls for Protests Across Russia Activists in Russian Cities Face Resistance Organizing Anti-Corruption Rallies Russia jails protests leader Alexei Navalny for 15 days Opposition Leader Navalny Jailed After Anti-Corruption Protests Grip Russia Navalny's Anti-Corruption Team Jailed After Live Streaming Protests |
Il sistema elettorale (sia esso "Porcellum", "Italicum" o "Rosatellum") da solo non basta per garantire la parità dei candidati alle elezioni, in quanto e' fondamentale un accesso libero e costante ai mezzi di comunicazione di massa tradizionali. Crediamo che la questione tocchi molti di voi e vi invitiamo a partecipare alla discussione e far vivere questo blog, che vorremmo aprire ai contributi di tutti, dando a chi lo richieda i diritti di postare le sue riflessioni su questo tema.
martedì 28 marzo 2017
SU NAVALNY, LE MANIFESTAZIONI RUSSE E GLI ARRESTI
domenica 26 marzo 2017
Commentario a “La dichiarazione di Roma” (25 marzo 2017)
Questo documento riassume alcune delle osservazioni scaturite dalla discussione sulla "Dichiarazione di Roma" in corso nel gruppo di discussione su FaceBook di Candidati Senza Voce, alla quale vi invitiamo caldamente a partecipare.
TESTO
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COMMENTO
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Noi, i leader dei 27 Stati membri e delle istituzioni dell’UE, siamo
orgogliosi dei risultati raggiunti dall’Unione europea: la costruzione
dell’unità europea è un’impresa coraggiosa e lungimirante. Sessanta anni fa,
superando la tragedia di due conflitti mondiali, abbiamo deciso di unirci e
di ricostruire il continente dalle sue ceneri. Abbiamo creato un’Unione
unica, dotata di istituzioni comuni e di forti valori, una comunità di pace,
libertà, democrazia, fondata sui diritti umani e lo stato di diritto, una
grande potenza economica che può vantare livelli senza pari di protezione
sociale e welfare. |
I “27 stati membri” sono in realtà ancora 28. La firma avviene in un
contesto storico particolare e delicato, nel quale l’enunciato e’ messo in
discussione. Se gli enunciati di valore sono fattuali, va rilevato che essi
sono stati raggiunti già molti anni or sono ed il processo ha iniziato a
segnare il passo da almeno 15 anni.
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L’unità europea è iniziata come il sogno di pochi ed è diventata la
speranza di molti. Fino a che l’Europa non è stata di nuovo una. Oggi siamo
uniti e più forti: centinaia di milioni di persone in tutta Europa godono dei
vantaggi di vivere in un’Unione allargata che ha superato le antiche
divisioni. |
Vero ma in un contesto politico dominato da “Brexit” questo enunciato
appare un po’ forzato
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L’Unione europea è confrontata a sfide senza precedenti, sia a livello
mondiale che al suo interno: conflitti regionali, terrorismo, pressioni
migratorie crescenti, protezionismo e disuguaglianze sociali ed economiche.
Insieme, siamo determinati ad affrontare le sfide di un mondo in rapido
mutamento e a offrire ai nostri cittadini sicurezza e nuove opportunità. |
Questa determinazione non ha purtroppo avuto sufficiente riscontro
nei fatti, per quanto riguarda almeno due eventi che hanno causato e stanno
causando tuttora profonde divisioni tra gli stati membri su principi
fondamentali:
1. La
(non) gestione della questione migratoria che e’ diventata tema comune solo
dopo l’apertura della rotta balcanica;
2. La
lunga tragicommedia sul debito greco, che si e’ trascinata ben oltre il
dovuto
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Renderemo l’Unione europea più forte e più resiliente, attraverso un’unità
e una solidarietà ancora maggiori tra di noi e nel rispetto di regole comuni.
L’unità è sia una necessità che una nostra libera scelta. Agendo
singolarmente saremmo tagliati fuori dalle dinamiche mondiali. Restare uniti
è la migliore opportunità che abbiamo di influenzarle e di difendere i nostri
interessi e valori comuni. Agiremo congiuntamente, a ritmi e con intensità
diversi se necessario, ma sempre procedendo nella stessa direzione, come
abbiamo fatto in passato, in linea con i trattati e lasciando la porta aperta
a coloro che desiderano associarsi successivamente. La nostra Unione è
indivisa e indivisibile |
Passaggio condivisibile nei principi ma largamente problematico:
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Cosa si intende per “unita’”, quale modello si
propone (federale, confederale, status quo)?
- Solidarietà: cosa si intende in dettaglio?
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Regole comuni: quelle attuali o si vuole
rivederle?
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Ritmi ed intensità diverse = Europa a
multivelocità: ancora manca una definizione condivisa di cosa si intenda
realmente;
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Procedendo nella stessa direzione: come
scritto sopra, non pare sia stato sempre il caso, almeno recentemente;
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Associarsi: nel senso giuridico del termine o
come stati membri a tutti gli effetti?
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Unione indivisa ed indivisibile: forse la
parte più controversa della dichiarazione: in realtà non lo e’, come Brexit
ha dimostrato ... cosa si vuole intendere realmente?
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Per il prossimo decennio vogliamo un’Unione sicura, prospera, competitiva,
sostenibile e socialmente responsabile, che abbia la volontà e la capacità di
svolgere un ruolo chiave nel mondo e di plasmare la globalizzazione. Vogliamo
un’Unione in cui i cittadini abbiano nuove opportunità di sviluppo culturale
e sociale e di crescita economica. Vogliamo un’Unione che resti aperta a quei
paesi europei che rispettano i nostri valori e si impegnano a promuoverli |
Lo vogliamo anche noi ... saremo in grado di ottenerlo?
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In questi tempi di cambiamenti, e consapevoli delle preoccupazioni dei
nostri cittadini, sosteniamo il programma di Roma e ci impegniamo ad
adoperarci per realizzare: |
Il tema dello scollamento fra la torre d’avorio della politica e
delle istituzioni, nazionale ed europea e’ una delle ragioni per l’ascesa dei
partiti c.d. “populisti”: la consapevolezza deve essere nei fatti e non solo
nella lettera.
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1. Un’Europa sicura: un’Unione in cui tutti i cittadini si sentano sicuri
e possano spostarsi liberamente, in cui le frontiere esterne siano protette,
con una politica migratoria efficace, responsabile e sostenibile, nel
rispetto delle norme internazionali; un’Europa determinata a combattere il
terrorismo e la criminalità organizzata. |
Passaggio condivisibile ma non si vede con che strumenti ottenerlo o
mantenerlo. Schengen sotto attacco a causa del mancato coordinamento delle
forze di sicurezza, paesi in ordine sparso sul tema migratorio, etc
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2. Un’Europa prospera e sostenibile: un’Unione che generi crescita e
occupazione; un’Unione in cui un mercato unico forte, connesso e in
espansione, che faccia proprie le evoluzioni tecnologiche, e una moneta unica
stabile e ancora più forte creino opportunità di crescita, coesione,
competitività, innovazione e scambio, in particolare per le piccole e medie
imprese; un’Unione che promuova una crescita sostenuta e sostenibile
attraverso gli investimenti e le riforme strutturali e che si adoperi per il
completamento dell’Unione economica e monetaria; un’Unione in cui le economie
convergano; un’Unione in cui l’energia sia sicura e conveniente e l’ambiente
pulito e protetto. |
Passaggio condivisibile, forse quello ove si possono ottenere i maggiori
risultati con il minor sforzo possibile. Temi controversi come quello
dell’armonizzazione fiscale potranno avvelenare la discussione per anni. Una
vera politica energetica comune e’ ancora di la’ da venire ed i fondi
comunitari sostengono ancora forme di energia obsolete ed inquinanti.
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3. Un’Europa sociale: un’Unione che, sulla base di una crescita
sostenibile, favorisca il progresso economico e sociale, nonché la coesione e
la convergenza, difendendo nel contempo l’integrità del mercato interno; un’Unione
che tenga conto della diversità dei sistemi nazionali e del ruolo
fondamentale delle parti sociali; un’Unione che promuova la parità tra donne
e uomini e diritti e pari opportunità per tutti; un’Unione che lotti contro
la disoccupazione, la discriminazione, l’esclusione sociale e la povertà;
un’Unione in cui i giovani ricevano l’istruzione e la formazione migliori e
possano studiare e trovare un lavoro in tutto il continente; un’Unione che
preservi il nostro patrimonio culturale e promuova la diversità culturale. |
Belle intenzioni, sebbene si sia cercato di mettere dentro tutto,
forse troppo ... come si possono comporre i differenti interessi a volte
contrastanti, es. dicotomia fra dimensione nazionale e comunitaria e’ ancora
uno dei nodi fondamentali.
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4. Un’Europa più forte sulla scena mondiale: un’Unione che sviluppi
ulteriormente i partenariati esistenti e al tempo stesso ne crei di nuovi e
promuova la stabilità e la prosperità nel suo immediato vicinato a est e a
sud, ma anche in Medio Oriente e in tutta l’Africa e nel mondo; un’Unione
pronta ad assumersi maggiori responsabilità e a contribuire alla creazione di
un’industria della difesa più competitiva e integrata; un’Unione impegnata a
rafforzare la propria sicurezza e difesa comuni, anche in cooperazione e
complementarità con l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico, tenendo
conto degli impegni giuridici e delle situazioni nazionali; un’Unione attiva
in seno alle Nazioni Unite che difenda un sistema multilaterale disciplinato
da regole, che sia orgogliosa dei propri valori e protettiva nei confronti
dei propri cittadini, che promuova un commercio libero ed equo e una politica
climatica globale positiva. |
Probabilmente la dichiarazione di intenti di tutta la Dichiarazione dalla
quale siamo oggi più lontani ... la UE e’ ancora quel gigante economico e
quel nano politico del famoso stereotipo ... relativamente alla NATO, si
tratta di una menzione rilevante (la sola di una altra organizzazione
internazionale oltre alle NU), ma sui dettagli di quel “anche in cooperazione e complementarità”e di “tenendo conto degli impegni giuridici e
delle situazioni nazionali” si può intendere tutto e nulla. Intendono gli Stati estendere le competenze
comunitarie in tema politica estera, difesa, esercito comune, etc che oggi
sono poco più che teoriche? Come riuscire a farlo in assenza di una “Europa
politica”?
Menzione “casual” del tema dei cambiamenti climatici ... “politica climatica globale positiva”
con aggettivo finale che non si capisca bene cosa stia a rappresentare, visto
che non si riesce a concepirne una “negativa”
... a meno che non ci si riferisca alle temperature.
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Perseguiremo questi obiettivi, fermi nella convinzione che il futuro
dell’Europa è nelle nostre mani e che l’Unione europea è il migliore
strumento per conseguire i nostri obiettivi. Ci impegniamo a dare ascolto e
risposte alle preoccupazioni espresse dai nostri cittadini e dialogheremo con
i parlamenti nazionali. Collaboreremo a livello di Unione europea, nazionale,
regionale o locale per fare davvero la differenza, in uno spirito di fiducia
e di leale cooperazione, sia tra gli Stati membri che tra di essi e le
istituzioni dell’UE, nel rispetto del principio di sussidiarietà. Lasceremo
ai diversi livelli decisionali sufficiente margine di manovra per rafforzare
il potenziale di innovazione e crescita dell’Europa. Vogliamo che l’Unione
sia grande sulle grandi questioni e piccola sulle piccole. Promuoveremo un
processo decisionale democratico, efficace e trasparente, e risultati
migliori. |
Apprezzabile menzione del principio di sussidiarietà e
sottoscriviamo assolutamente l’affermazione:
“Vogliamo che l’Unione sia
grande sulle grandi questioni e piccola sulle piccole.”
... che riassume bene una delle ragioni dell’attuale periodo di difficoltà della UE, con gli Stati Membri in crisi di idee e visione e la
Commissione che ha mutato il suo ruolo da facilitatore e gestore a quello di
micromanager, perdendo di vista gli obiettivi di fondo.
Si cita l’attesa di “risultati
migliori“ ... vogliamo prenderlo in senso positivo come una salutare, benché minima, autocritica.
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Noi leader, lavorando insieme nell’ambito del Consiglio europeo e tra le
istituzioni, faremo sì che il programma di oggi sia attuato e divenga così la
realtà di domani. Ci siamo uniti per un buon fine. L’Europa è il nostro
futuro comune. |
La Dichiarazione non e’ un programma ... il testo e’ stato costruito
in modo da consentire a tutti di ritrovarvicisi ed interpretarlo a proprio
uso e consumo ... il programma di lavoro va invece discusso da subito, per
definire quali sia:
-
L’interpretazione comune del contenuto della
dichiarazione nei passaggi piu’ “nebulosi”;
-
Gli strumenti concreti con i quali si intende
attuarli;
-
L’evoluzione delle “regole” (revisione dei
trattati?)
-
I tempi che non possono essere biblici;
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giovedì 16 marzo 2017
CONSIDERAZIONI "A CALDO" SUI RISULTATI ELEZIONI OLANDESI
Se si dovessero utilizzare le solite categorie analitiche desuete, la collocazione politica del paese si troverebbe addensata fra la "destra liberale” (in realtà più liberista che liberale, ma non sottilizziamo troppo) del VVD, la "ultradestra" di Wilders, che è avanzata ma meno di altri partiti e soprattutto non abbastanza per conquistare maggioranza relativa, e la “destra confessionale" dei popolari del PVV.
- Il VVD ha perso le elezioni in termini relativi, perdendo 8 seggi, che sono stati parzialmente recuperati dai “liberali di sinistra" del D66;
- La “sinistra ecologista” del GL è avanzata in maniera consistente, più di tutti gli altri partiti in termini di seggi;
- La “sinistra laburista” tradizionale (PvdA) è crollata, riducendosi ad ¼ della sua rappresentanza parlamentare precedente, ed i suoi seggi non sono stati recuperati dai “cespugli” della “nuova sinistra” se non parzialmente
In somma analisi, il grande perdente è stata l’eurofobia fine a se’ stessa; d’altro canto, Rutte non può cantar troppa vittoria ma giusto una moderata soddisfazione, in quanto ha visto una consistente erosione della sua leadership … il liberismo duro e puro praticato in questi anni di governo lo ha logorato ma non abbastanza da fargli perdere la maggioranza. I laburisti hanno pagato evidentemente il logorio del loro modello di partito e la stasi del loro discorso politico, ancorata ad un mondo che non esiste più ed a paradigmi assai desueti su temi come lavoro ed immigrazione … l’elettorato d’area ha preferito altri lidi (il social-liberalismo del D66 o le nuove sirene ecolo-animaliste, portatrici di modelli economici e sociali assai eterodossi anche per l’Olanda.
Lo scontro politico diplomatico con la Turchia non pare aver invece inciso molto in termini di radicalizzazione dell’elettorato e di un voto “emozionale”.
Che succederà ora? Ci sarà un effetto anche sulle prossime elezioni francesi, ove un successo di Wilders avrebbe potuto favorire, per effetto domino, la candidata del FN? Difficile dirlo al momento, ritorneremo sul tema nei prossimi giorni dopo una riflessione nel nostro gruppo di discussione su FaceBook, alla quale vi invitiamo a partecipare.
Lo scontro politico diplomatico con la Turchia non pare aver invece inciso molto in termini di radicalizzazione dell’elettorato e di un voto “emozionale”.
Che succederà ora? Ci sarà un effetto anche sulle prossime elezioni francesi, ove un successo di Wilders avrebbe potuto favorire, per effetto domino, la candidata del FN? Difficile dirlo al momento, ritorneremo sul tema nei prossimi giorni dopo una riflessione nel nostro gruppo di discussione su FaceBook, alla quale vi invitiamo a partecipare.